domenica 9 aprile 2017

GF1843-15/20_RESOCONTO CELEBRAZIONI INAUGURAZIONE STATUA LEOPOLDO II

GF1843-15/20_RESOCONTO CELEBRAZIONI INAUGURAZIONE STATUA LEOPOLDO II


Questa pagina fa parte del regesto inerente le notizie sanminiatesi contenute nella Gazzetta di Firenze dell'anno 1843.

Estratto dalla Gazzetta di Firenze n. 107 del 7 settembre 1843, p. 3:

S. Miniato 10 Agosto
Degne in tutto del nobilissimo scopo che porgea loro motivo furono le feste con le quali si celebrò in questa Città la inaugurazione della Statua eretta a S. A. I. e R. il Gran-Duca nostro Signore Leopoldo II.
Apparve in esse luminosamente la instancabile operosità della Commissione a tale scopo eletta dal Corpo dei Soscriventi, ed il provido zelo dei Municipali Amministratori, ai quali devesi attribuire se lo andamento dei solenni festeggiamenti superò la universale aspettativa, e l'annunzio stesso che dai medesimi erasi pur dato con relativo e conveniente programma. Né a questa operosità e zelo mostraronsi inferiori i savj provvedimenti delle Autorità custodi dell'ordine pubblico, l'affetto, la devozione; la concordia, e l'entusiasmo di ogni classe di Cittadini.
Il dì 6 Agosto corrente vigilia della ricordevole festività, alle ore quattro pomeridiane, gli Alunni delle Scuole di questo R. Liceo esordirono con un letterario esperimento; con allusive composizioni fu da essi ricordato il lungo ordine dei benefizj e dei sociali miglioramenti compartiti al Popolo Toscano dall'Augusta Casa Regnante, e la necessità di una pubblica manifestazione di gratitudine e di riconoscenza. La bene adornata Sala della riunione, il concorso delle Magistrature, quello numerosissimo delle culte persone, reso più brillante dall'intervento del sesso gentile, l'eccellenza delle svariate produzioni in prosa ed in versi, tutto contribuì a rendere encomiato il trattenimento, il quale se tornò in sommo onore agli egregi ed abili Direttori e Maestri quelle RR. Scuole, ebbe pure per i giovani il lusinghiero ed incoraggiante conforto degli iterati applausi universali.
Dopo questo letterario esperimento si fece luogo ad una Corsa in lungo di cavalli sciolti, che per l'affluenza del Popolo accorso dalle fertili pianure e ville circostanti, e dai Paesi limitrofi, e per la forza equabile dei Cavalli felicemente combinata, riuscì animatissima e dilettevole.
Finalmente a notte inoltrata, nel vasto Piazzale di Santa Caterina fra lo alternare di scelte Sinfonie eseguite dalla Banda Locale, e la gran voce del Popolo plaudente, ebbe effetto l'incendio di una macchina pirotecnica, quale non tanto per la forza ed abbondanza dei fuochi projettizj, quanto per la novità e sempre variato disegno dei prospettici nei quali sfolgorarono con lodata vicenda i più vivaci colori dell'iride, sortì un dilettevole e fortunato riuscimento.
Con l'alba del dì 7 successivo, tutti i Sacri Bronzi della Città annunziarono al Popolo il rito festivo ed inaugurale, il quale principiato nella Cattedrale con Messa Solenne e votiva, assisente Monsignor Vescovo Torello Pierazzi ed il Clero, ed intervenienti tutte le Magistrature, ebbe proseguimento nella Piazza Leopolda, la quale, vinti gli ostacoli, che a chi vide il locale nelle primitive suo condizioni parevano insuperabili, poté dall'arte essere talmente mutata di proporzioni e di forma, da somigliare a capace e nobile Anfiteatro.
Infatti adornati tutti gli sbocchi del Piazzale con alti e bene intesi archi di trionfo sostenuti da colonne di ordine corinto vagamente dipinte, tutti i Fabbricati per tal modo riuniti, vennero a costituire una vasta aerea di forma pressoché ellittica nel cui mezzo s'innalzava ricco padiglione composto di tessuti, che innestantisi alla sovrastante Corona Reale scendevano quindi fino al suolo nascondendo così alla moltitudine il Monumento inaugurale. I colori del padiglione che erano il bianco e il rosso partiti vagamente in bende alternate, molcevano l'occhio dello Spettatore, quale volgevasi subito con inconcepibile diletto sopra selve di fiori che in bene ordinati vasi circuivano il Monumento, e che si riproducevano fra il verde delle foglie native, nelle circostanti arcate e pareti in festoni ed in spire simmetriche, fra i dorati specchi, ed i serici addobbi, e gli svariati arazzi di che erano adornate le Fabbriche ed i balconi e la stessa facciata del Tribunale di prima istanza.
Riunite quivi, dopo la Messa Solenne, e la Deputazione della Società erettrice, e le ragguardevoli e distinte persone convenute da grandi distanze alla festa inaugurale, e distribuite sopra due vagli palchi scoperti, innalzati appositamente e ricorrenti lungo l'antico Palazzo Buonaparte oggi Tribunale, di fronte al padiglione; questo di subito si aprì quasi per incanto, e trasformandosi in ampio Trono Imperiale, scoprì fra gli infiniti e iterati applausi della moltitudine, e fra i cantici di un'Inno popolare appositamente composto e ridotto in Musica, il Simulacro dell'Augusto e Venerato Principe Regnante.
Monsignor Cav. Pietro Bagnoli declamò una mirabile ed eloquente perorazione inaugurale, resa omai pubblica con le stampe, e quindi fra i musicali ed alternati concerti della Banda Locale, e della egregia e meritatamente applaudita Banda di Castel Franco di Sotto, che si prestò graziosamente pel maggior decoro della solennità, e fra la festiva e prolungata esultanza del Popolo la intima classe dal quale, ebbe dal Municipio, larga distribuzione di pane, fu proceduto alla estrazione a sorte del nome di tre povere zittelle della Comune, alle quali vennero conferite le promesse Doti.
Cessati questi riti, e queste elargizioni di pubblica beneficenza, fu ammirato universalmente ed ecomiato l'elegante e ben composto monumento ed il Simulacro, quale condotto in marmo dal celebre Professore signor Luigi Pampaloni, non tanto per la estrema rassomiglianza con l'Augusto Sembiante del Principe, quanto per la espressione e decorosa movenza della persona, quanto per il ricco e nobile spartito delle pieghe e dei panneggiamenti, fù dal voto pubblico giudicata opera perfettissima e stupenda.
Né vuolsi qui tacere l'elegantissimo pluteo che abbraccia e circonda il monumento tutto: fuso nelle Regie Officine di Follonica, si ammirò in esso riprodotto con somma finezza, il disegno squisitamente castigato, nel quale appariscono quegli eterni dogmi di proporzione, quell'arcano artistico ritmo, e quell'armonia e gentilezza d'invenzione, che il sig. Professore Giuseppe Vannini è solito, ad esempio di tutti i degni cultori delle arti belle, religiosamente osservare, e manifestare in ogni suo lavoro.
Alle ore 4 pomeridiane, nell'aula massima del Palazzo municipale, si adunò l'Accademia dei signori Euteleti, la quale trattenne il sempre più numeroso, dotto, e brillante concorso del dì antecedente con nuove produzioni in prosa ed in versi, allusive sempre alle cause della celebrata Solennità: esse furono ascoltate con interesse sempre progressivo e crescente, ed ebbero l'alto premio dell'ammirazione ed applauso universale, mille volte iterato per parte del nobile e sceltissimo Congresso.
Eseguita sul declinare del giorno altra Corsa con Cavalli a Fantino, l'onda crescente del Popolo si versò nuovamente sulla Piazza Leopolda che illuminata a giorno con vago e ricco disegno, tutta risuonò fino a notte avanzatissima di armoniose Sinfonie, e de' vivi segni della universale esultanza.
Finalmente queste Feste, che da uomini in siffatto genere di cose conoscitori espertissimi, furono dichiarate sotto ogni aspetto liete e perfette, e tale che più grandiose e liete vanamente desidererebbesi, ebbero termine gratissimo con un brillante e lieto circolo, nel locale di queste Civiche stanze, quali a diligenza dell'ottimo Presidente, e del Consiglio direttivo degli Accademici Volontari erano state illuminate con signorile, e splendida profusione: quivi fu collettata una Tombola il di cui incasso, meno un tenue premio stanziato pel vincitore, venne nei giorni appresso erogato in sollievo delle famiglie miserabili della Città e dei suburbj.
In tal guisa fù sciolto il voto di questa Popolazione; voto col quale essa intese rendersi interprete fra il Trono ed i Sudditi Toscani, di quelle ardenti dimostrazioni di reverenza e di affetto, che sono una delle ricompense più soavi del ben governare”.


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