domenica 19 febbraio 2017

BUCCIANO: L'EPIGRAFE DEI CADUTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE SULLA FACCIATA DELLA CHIESA DI SAN REGOLO

a cura di Francesco Fiumalbi

Indice del post:
INTRODUZIONE
IL COMITATO PER LA COMMEMORAZIONE DEI CADUTI
LO SCOPRIMENTO DELL'ISCRIZIONE
LA POLEMICA FASCISTA E IL CLIMA DI QUEI GIORNI
IL TESTO DELLA EPIGRAFE: I NOMI DEI CADUTI DI BUCCIANO
UN PICCOLO MISTERO: IL MAGGIORE GUIDO PIRAGINO
GLI ARTICOLI SULLA STAMPA DEL TEMPO

INTRODUZIONE
In questo post sono proposte le informazioni relative all'epigrafe commemorativa collocata nel 1922 sulla facciata della chiesa di San Regolo a Bucciano e in cui sono scolpiti i nomi degli abitanti di quella parrocchia che morirono durante la Prima Guerra Mondiale. Occorre precisare che all'epoca facevano parte del “Popolo di Bucciano” gli abitanti di una vasta area della Valdegola, comprendente anche l'odierno centro di La Serra e di una buona fetta della Valdichiecina (Barbinaia, Casaccia, Santa Barbara, etc). Va detto che in questi luoghi, relativamente lontani dai centri urbani più grandi, la chiesa rappresentava non solo il punto di riferimento religioso, ma anche quello sociale dell'intera comunità, che era costituita da decine di famiglie sparse in un territorio molto ampio.
Entro i confini del Comune di San Miniato, a partire dal 1919, furono eretti monumenti, creati parchi e viali della Rimembranza e installate numerose epigrafi commemorative dedicate alla memoria di quei soldati che morirono durante la “Grande Guerra” e che nell'intero territorio furono quasi 500. [VAI AL POST: I CADUTI SANMINIATESI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE ]

La chiesa di San Regolo a Bucciano
Foto di Francesco Fiumalbi

IL COMITATO PER LA COMMEMORAZIONE DEI CADUTI
Un po' come avvenuto in altre comunità sanminiatesi, anche a Bucciano l'iniziativa di rendere omaggio ai Caduti fu presa da un apposito comitato costituito da personalità locali, senza il diretto coinvolgimento dell'Amministrazione Comunale.
Il comitato esecutivo Pro lapide caduti in guerra fu presieduto dal Cav. Alfonso Lorenzelli (che nel 1911 aveva acquistato la Villa di Bucciano, già dei Morali, e aveva preso parte alla Prima Guerra Mondiale), affiancato dal Vicepresidente Vincenzo Morelli, dal Parroco Don Carlo Caponi e da altri abitanti come Primo Mannucci, Pompeo Bulleri, Pellegrino Rossi, Luigi Benedetti, Giuseppe Boldrini e Michele Mannucci.

LO SCOPRIMENTO DELL'ISCRIZIONE
L'inaugurazione dell'epigrafe avvenne nella mattina di sabato 14 ottobre 1922, alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose presenti in San Miniato come il Sottoprefetto Giovanni Munichi, il Commissario Prefettizio Attilio Masiani, il Commissario di Pubblica Sicurezza Stoia, il Capitano dei Carabinieri Gamucci, il Vescovo Mons. Carlo Falcini. Presente anche il Canonico Genesio Chelli, allora parroco della chiesa di Santa Caterina, già Cappellano Militare durante la Prima Guerra Mondiale e personalità molto attiva nel mantenere viva la memoria dei Caduti, intervenendo in prima persona nei vari comitati e alle varie cerimonie commemorative.

La facciata della chiesa di San Regolo a Bucciano
Foto di Francesco Fiumalbi

LA POLEMICA FASCISTA E IL CLIMA DI QUEI GIORNI
La cerimonia di scoprimento destò una vivace polemica alimentata dalle colonne del periodico sanminiatese «La Voce Fascista», in cui fu denunciato il mancato coinvolgimento dell'Associazione Nazionale Combattenti e delle altre associazioni cittadine, nonché l'inopportuno “passaggio” offerto al Can. Genesio Chelli dal camion della Pubblica Sicurezza. Aspre critiche furono riservate anche ad Alfonso Lorenzelli.
La velleità di tali denunce, inizialmente esposte in forma anonima, fu oggetto di una determinata risposta da parte del medesimo Canonico Chelli sulle colonne de «La Vedetta», periodico sanminiatese di ispirazione cattolico-popolare. Il botta-risposta sulle pagine della carta stampata è rivelatore del clima del tempo: fra il 27 e il 28 ottobre 1922 si svolse la cosiddetta “Marcia su Roma” che culminò con l'ingresso delle camicie nere nella Capitale e l'incarico di formare il governo, dato dal Re Vittorio Emanuele III a Benito Mussolini, il successivo 30 ottobre. Dunque lo scoprimento dell'epigrafe di Bucciano avvenne appena due settimane prima di tali episodi. Inoltre, il Cav. Alfonso Lorenzelli faceva parte della classe dirigente sanminiatese, era stato membro della Giunta comunale dal 1915 al 1920 ed era stato tra i fondatori della sezione cittadina del Partito Popolare (formazione politica d'ispirazione cattolica e in forte polemica sia col fascismo che con i socialisti e i comunisti).
L'ulteriore controreplica sul giornale fascista avvenne il 4 novembre 1922, con Mussolini ormai al governo, assieme ad un comunicato dell'Associazione Nazionale Combattenti (sodalizio in cui militavano i reduci della guerra e, di questi, molti avevano manifestato la propria adesione al fascismo). Sull'episodio poi cadde il silenzio.
C'è da dire che senza questi interventi sulla stampa, non sarebbe rimasto un riscontro dell'inaugurazione dell'epigrafe di Bucciano e non avremmo avuto idea del clima di quei giorni, che andava ad influenzare anche episodi come questo.

IL TESTO DELLA EPIGRAFE: I NOMI DEI CADUTI DI BUCCIANO
Di seguito è proposta la trascrizione delle parole contenute nell'epigrafe collocata sulla facciata della chiesa di San Regolo a Bucciano. Rispetto all'elenco ufficiale dei Caduti sanminiatesi, redatto nel 1928, manca il nominativo di Piampiani Ersilio. Al momento si ignora il motivo di tale esclusione (forse si era trasferito o apparteneva ad una comunità limitrofa).
N.B. Con il segno dell'asterisco sono contrassegnate quelle date di morte che differiscono da quelle indicate nell'Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18. Su ciascun nominativo è presente un link che rimanda alle singole note biografiche.

NELLA GUERRA MONDIALE 1915-1918
DI QUESTO POPOLO VITTIME GLORIOSE
FURONO

PIRAGINO MAGG.RE CAV. GUIDO    DEF. 4-6-1917
BENEDETTI ZELINDO                            "   15-2-1917
BIANCHI ARMANDO                             "     6-7-1916
  CACIAGLI ANGIOLO                               "   7-12-1915*
DOLFINI PARIS                                       "   11-7-1919
  FALORNI ANGIOLO                               " 26-11-1916*
GALLERINI QUINTILIO                          "    31-8-1916
GIUNTI ARISTIDE                                   " 26-11-1918
  MANNUCCI LUCHINO                           " 14-12-1918*
RINALDI OLINTO                                    "    16-9-1917
  ROSSI MARIANO                                    "   16-3-1616*
SENESI EUGENIO                                   "   13-4-1916
 QUAGLI QUINTILIO                                "  1-12-1917*
TAVERNI ORESTE                                   "   31-5-1917
TELLESCHI CESARE                                "   17-5-1917
TERRENI GIOVANNI                               "   19-4-1916
 TESTI SABATINO                                      "  21-8-1917*
TOGNETTI PRIMO                                  "   24-5-1918

REQUIESCANT

L'iscrizione dedicata ai Caduti della Prima Guerra Mondiale
sulla facciata della chiesa di San Regolo a Bucciano
Foto di Francesco Fiumalbi

UN PICCOLO MISTERO: IL MAGGIORE GUIDO PIRAGINO
Il primo posto in alto nell'elenco dei Caduti appartiene al Maggiore Guido Piragino, originario del teramano, morto sul Carso nel 1917 e decorato con Medaglia d'Oro al Valor Militare. Il suo nome, tuttavia, non compare nell'elenco ufficiale dei Caduti sanminiatesi redatto nel 1928 e al momento non è stato possibile individuare le ragioni che portarono all'inserimento del suo nome sull'iscrizione commemorativa di Bucciano. Probabilmente si tratta di un legame familiare o affettivo con una persona del luogo, ma per ora non ci è dato sapere e perciò rimane un piccolo mistero.

GLI ARTICOLI SULLA STAMPA DEL TEMPO
Di seguito sono proposte le trascrizioni degli articoli di giornale da cui sono tratte tutte le informazioni contenute in questa pagina.

Estratto da «La Voce Fascista», anno I, n. 20 bis, del 17 ottobre 1922, p. 2:

BUCCIANO
Dopo che l'azione Fascista ha richiamato alla realtà il nostro popolo traviato dai mestieranti della politica, dopo che si è risvegliato negli animi il sentimento di Patria e di Nazione, in ogni borgata anche la più meschina si vogliono onorare e ricordare, affidando il ricordo alla tenace pietra, gli eroici soldati caduti per la Patria nell'ultima nostra grande guerra.
Anche Bucciano decise di onorare i suoi morti, i suoi più grandi figli, i suoi eroi e gl'instancabili coloni di quella borgata diedero l'incarico ai festaioli di portare a termine il loro nobile divisamento. Ma ci fu a chi non piacque che dei semplici coloni si prendessero gli onori di una così bella e lodevole impresa. Il Cav. Lorenzelli, assurgendo alla qualità di Signorotto medioevale, fece sua l'iniziativa del popolo di Bucciano rappresentato dai festaioli e si fece nominare Presidente del Comitato “Pro lapide caduti in guerra” aggregandosi i Sigg. Morelli Vincenzo Vice-Presidente, Mannucci Primo, Bulleri Pompeo, Rossi Pellegrino, Caponi Don Carlo Priore, Benedetti Luigi, Boldrini Giuseppe e Mannucci Michele.
Il giorno 14 c.m. alle ore 10,30 sulla facciata della Chiesa venne finalmente scoperta la lapide commemorativa dei caduti in guerra.
Presenziavano la cerimonia il Cav. Munichi Giovanni ff. di Sottoprefetto, il Commissario Prefettizzio Cav. Dott. Attilio Masiani e il Commissario di P.S. Cav. Stoia per l'autorità civile, il Capitano Gamucci comandante la locale compagnia dei RR. CC. ed 8 Carabinieri per l'autorità militare, Mons. Vescovo Falcini per l'autorità ecclesiastica. Pronunziò un discorso d'occasione il Can.co Genesio Chelli.
Terminata la mesta ed austera cerimonia le autorità convenute, il comitato, i festaioli ed altri invitati si riversarono in una sala della Canonica ed allegramente banchettarono ringraziandosi scambievolmente con discorsetti da dopo arrosto.
Fin qui la cronaca. Ma la critica oltrepassa gli ordinari limiti della semplice cronachetta e si sappia che l'osservatore estraneo alla festa critica e dice: «Lodevolissima l'iniziativa e l'opera del comitato ma perché non sono state invitate le Associazioni cittadine? Forse perché si temeva che anch'esse volessero banchettare? Ma almeno l'Associazione Nazionale Combattenti, che meglio di ogni altra si addiceva all'occasione, poteva essere invitata! Che forse l'Associazione Nazionale Combattenti non è ben vista dall'Egregio Presidente Dott. Lorenzelli Cavaliere della Corona d'Italia?
E le Autorità non si sono accorte di tutto questo? Perché (è sempre l'osservatore estraneo che critica e dice), per la festa del XX Settembre la Sottoprefettura era rappresentata da un semplice impiegato ed a Bucciano per una festa, che si può chiamare clandestina, si vedeva il ff. di Sottoprefetto Cav. Manichi con il Commissario di F. S. Cav. Stoia? Forse perché per il XX Settembre la cerimonia si fece dopo pranzo?
E la benzina sprecata per i viaggi fatti a Bucciano col camion della P. S. che fu adibito al trasporto di mobilie e di estranei come il Can. Chelli e qualche altro chi paga? E' naturale: Pantalone. E dire che io osservavo estraneo che critico e dico che una cellula vitale di quel Gran Pantalone che paga e lascia fare?» Che se ne pensa in San Miniato?
A nessuno certo dovrà far piacere la bella festa che faceva il Camion dell'«Autorità» che tornava dallo sbafo fatto di casinipista, da Sacerdoti quodavi processati per disfattismo, con la prova simile del colono il fachiano del PP. Cav. Chelli a braccetto del ff. di Sottoprefetto e del Capitano dei Carabinieri.
Che bella compagnia da calebrisella!

Estratto da «La Vedetta», anno IV, n. 34, del 24 ottobre 1922, p. 3:

DOPO LA FESTA DI BUCCIANO
Riceviamo e pubblichiamo

Pregiatissimo Sig. Direttore
Le sarei oltremodo grato se volesse pubblicare la presente mia lettera aperta, in risposta ad un articolo comparso su “Voce Fascista”...
Ringraziandosi
Can. Genesio Chelli

Mi è capitata in mano la «Voce Fascista» n. 20 del 18 u.s. e vi ho letto una lunga corrispondenza da Bucciano, contenente il resultato di una cerimonia patriottica-religiosa svoltasi in quella Chiesa il mattino del 14 u.s. A ore 12 e non ad ore 10,30.
Io non mi curo affatto di quanto, l'autore di tale corrispondenza, va scrivendo a carico di popolazioni e di persone: chi è stato colpito, pensi lui a difendersi: io, io solo, difenderò me stesso.
Anzitutto son dispiacente di non poter far la conoscenza con questo egregio scrittore di corrispondenze, in ogni modo egli sappia che l'ha da far con me, con uno che se non va bastonando né noiando alcuno, sa però tenere alta la fronte, e volgere più sereno lo sguardo, perché il suo passato, come il presente, è così fulgido così glorioso, da non temere niente neppur per l'avvenire, anche quando il signore sconosciuto, istigasse la popolazione a prender posizione e a fare reazione, (ma siamo sul Piave o nel Valdarno?).
In ogni modo mi è piaciuta l'osservazione che egli ha fatto, per il mancato invito della Sezione Samminiatese dei Combattenti, osservazione che avrei fatta anche io (scusi, ma lei è socio come me della Sezione Combattenti?) se non mi sovvenisse, che in occasioni simili verificatesi a S. Quintino, S. Lorenzo, S. Angiolo, Cusignano, Calenzano, e ultimamente a S. Pietro per l'inaugurazione di una lampada votiva, non partecipò mai il Consiglio della Seziona Samminiatese ufficialmente, ma vi partecipò il gruppo di Soci di quella Parrocchia ove si svolgeva tale cerimonia, e mai il Consiglio stesso ebbe a protestare.
E così fu a Bucciano: ma guarda proprio a Bucciano, fu un Socio della Sezione Combattenti che tenne non un semplice discorso, una canzoncina qualunque imparata a memoria, ma un'orazione se non splendida per la forma, commoventissima però al cuore di chi la fece, e di chi l'ascoltò, ispirata ai più alti sentimenti di patriottismo (vedi i quotidiani fiorentini!). Chi parlava in Bucciano, non era un mestierante della politica, (s'interroghi chi vi era presente!) non era un sobillatore di fosse, non era un factotum del P.P., era nient'altro che un autentico Sacerdote e un autentico Italiano le cui glorie militari posson suscitare la rabbia e il livore del corrispondente da Bucciano: era uno, che per tre anni sperimentò i dolori della trincea: era uno che può fare a meno di strombazzare le sue medaglie al valore e le sue onorificenze cavalleresche ed altro, quando più eloquemente può parlare l'anchilosato ginocchio destro, che colpito da pallottola, lo ha reso invalido per tutta la vita. Non fu mai il Can. Chelli factotum di alcun partito, perché se simpatizzò per il Popolare, lo riconobbe sempre e in coscienza come un partito bene armonizzante con i sublimi ideali di Religione e di Patria: no, il Can. Chelli non è il factotum della Politica, me è sempre l'anima di ogni forma di assistenza civile e religiosa a quanti sentono i terribili disagi di una lunga guerra: parlino per lui, i poveri vecchi, le madri, le vedove, gli orfani di guerra, e diranno la premurosa opera da lui svolta a loro vantaggio: ma più di loro, egregio sig. fascista anonimo, parla la sua coscienza, che non ho niente da rimproverargli.
Io andai a Bucciano poco dopo dell'alba di sabato scorso, trasportatovi da un discreto puledro, col quale potevo benissimo ritornare alla sera, se non fosse stata la gentilezza di un'illustre personaggio che mi avesse dato il modo di compire il viaggio di ritorno con un mezzo più celere di quello di un calesse di campagna. In ogni modo se per trasportare la mia persona, in camion, occorsero alcune goccie di più di benzina, non mi sgomenti, egregio sig. anonimo, sappia che ho del credito collo Stato, ho dei conti aperti con lui; per me Pantalone non da fallito: stia sicuro.
Io non tengo alla popolarità, non tengo a far chiasso, non tengo a cariche o a poteri: solo quando parlo di disgrazie o di fortune d'Italia, di sue glorie e di suoi trionfi, so quel che dico, sento profondamente quel che esprimo a parole, lavoro per l'Italia, per quell'Italia cui diedi la mia gioventù e il mio sangue, pronto a versarne dell'altro pur di vederla quale la vollero i nostri morti, temuta e grande.
E ciò sia suggello a maldicenze poco onorevoli in chi si rispetta e dovrebbe rispettar anche gli altri.
Can. Genesio Chelli

Estratto da «La Voce Fascista», anno I, n. 20 bis, del 4 novembre 1922, p. 2:

Per una corrispond. da Bucciano
Avrei replicato lungamente allo sproloquio del Cav. Can. Genesio Chelli in risposta ala mia corrispondenza da Bucciano, se la Direzione del Giornale, ritenendo un enorme banalità il rispondere nel momento attuale tanto fulgido di gloria per il Partito Nazionale Fascista ad una lettera provocante e zeppa di livore antifascista, non me l'avesse giustamente vietato.
Quale Fascista disciplinato ho obbedito. Quale uomo, che sa mostrare alta la sua fronte e che sa rispondere delle sue azioni, sento il dovere di farmi conoscere per dire al Cav. Can. Chelli: che un combattente ha stigmatizzato il mancato invito a Bucciano dell'Associazione Nazionale Combattenti e che un'altra volta faccia a meno di difendersi non accusato, (vedasi la sua corrispondenza da Bucciano che non tocca affatto il M. R. Can. Cav. Chelli) poiché un vecchio adagio latino dice “Excusatio non petita accusatio manifesta”
Rag. Vannini Alamanno
Associaz. Nazionale Combattenti
Sezione di S. Miniato
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Festa a Bucciano
Questo Consiglio Direttivo approva pienamente quanto il corrispondente nella Voce Fascista ha rilevato sul mancato invito della nostra Associazione alla festa religioso-patriottica di Bucciano.
Desidereremmo conoscere per quali ragioni i diversi comitati formatisi nelle varie frazioni in occasione di analoghe feste non hanno sentito il dovere d'invitare alla cerimonia una rappresentanza della nostra Associazione.
Protestiamo fin d'ora verso i responsabili dei mancati inviti augurando che l'episodio di Bucciano sia l'ultimo e che per l'avvenire non si ripeta altrettanto, poiché nessuno più dei Combattenti può degnamente tessere l'elogio dei compagni Caduti.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO


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