domenica 27 novembre 2016

APSM-ISVP-0019 L'EDICOLA DELLA SACRA FAMIGLIA IN VIA MAREMMANA, LOC. PALAGIO

di Francesco Fiumalbi


APSM-ISVP-019
L'EDICOLA DELLA SACRA FAMIGLIA IN VIA MAREMMANA, LOC. PALAGIO

SCHEDA SINTETICA
Oggetto: Edicola votiva
Luogo: San Miniato, via Maremmana, Loc. Palagio
Tipologia: Edicola
Tipologia immagine: Ceramica dipinta e smaltata
Soggetto: Sacra Famiglia
Altri soggetti: San Regolo, Santa Lucia e San Giovanni Battista
Autore: Sconosciuto (immagine principale); M. T. (le tre figure laterali)
Epigrafe: NO
Indulgenza: NO
Periodo: XVIII secolo (edicola), anni '90 del '900 (immagini sacre).
Riferimenti: nessuno
Id: APSM-ISVP-0019

L'edicola della Sacra Famiglia in via Maremmana
Foto di Francesco Fiumalbi

DESCRIZIONE
Lungo via Maremmana, la strada che collega Ponte a Egola a La Serra, all'altezza di Loc. Palagio, si trova un'edicola votiva dedicata alla Sacra Famiglia. Il percorso è molto antico e costituisce la strada principale della Valdegola che, in posizione pedecollinare, costeggia più o meno parallelamente alla riva di sinistra del Torrente Egola.
L'edicola è un manufatto parallelepipedo in muratura a pianta rettangolare, caratterizzato da un piccolo zoccolo basamentario e, con i suoi quasi 3 metri d'altezza, da una significativa elevazione. In ognuno dei quattro lati è presente un archivolto: quello principale è più profondo e contiene l'immagine della Sacra Famiglia; gli altri tre hanno un rientro più modesto e vi sono collocate le immagini dedicate a San Regolo, a Santa Lucia e a San Giovanni Battista. La copertura è a padiglione, leggermente aggettante in gronda, sormontata da una piccola cuspide in pietra su cui è inserita una croce in metallo equilatera, con terminazioni a forma di freccia (per questo viene chiamata anche “croce frecciata”).

L'edicola della Sacra Famiglia in via Maremmana
Foto di Francesco Fiumalbi

LA STORIA
Da un punto di vista storico, l'edicola è rappresentata già nel Catasto Generale Toscano (che per il territorio di San Miniato è datato agli anni '30 dell'800). Per questo si può ipotizzare che la costruzione fosse presente già nel '700. L'attuale sistemazione, invece, si deve ai parrocchiani di La Serra-Bucciano-Montebicchieri che, negli anni '90 del XX secolo, restaurarono l'antico manufatto sotto la guida dell'allora parroco Don Luciano Niccolai.
L'edicola, infatti, si trovava in pessime condizioni di manutenzione: nell'archivolto principale, sulla superficie intonacata, era ancora lievemente avvertibile l'antica immagine dipinta, raffigurante una Sacra Famiglia. Tuttavia la pittura murale era talmente danneggiata da risultare ormai irrecuperabile. A quel punto, vista l'impossibilità di ripristinare la vecchia immagine, fu comunque deciso di mantenere il soggetto della Sacra Famiglia. A questa composizione, furono affiancate le figure di San Regolo, Santa Lucia e San Giovanni Battista.

Estratto dal Catasto Generale Toscano, Comunità di San Miniato, Sezione “S”, Montebicchieri, Foglio n. 2 – Archivio di Stato di Pisa, Catasto Terreni, Mappe, San Miniato, n. 77
Con evidenziata la posizione dell'edicola della Sacra Famiglia
[tratto da Geoscopio – Regione Toscana]

Estratto dal Catasto Generale Toscano, Comunità di San Miniato, Sezione “S”, Montebicchieri, Foglio n. 2 – Archivio di Stato di Pisa, Catasto Terreni, Mappe, San Miniato, n. 77
con evidenziata la posizione dell'edicola della Sacra Famiglia
[tratto da Geoscopio – Regione Toscana]

L'EDICOLA COME UNA BUSSOLA
San Regolo è il titolare della chiesa di Bucciano, la cui parrocchia comprendeva, in antico, il territorio dove oggi sorge La Serra e confinava a nord-ovest con la parrocchia di Santa Lucia a Montebicchieri. Infine San Giovanni Battista era il santo co-titolare delle antiche pievi di Santa Maria a Barbinaia e di San Saturnino di Fabbrica, da cui dipendevano le due chiese di Bucciano e Montebicchieri.
Nel collocare le figure sui lati del parallelepipedo fu fatta attenzione al contesto geografico e alla posizione delle chiese: la figura di San Regolo è collocata sul lato retrostante, in direzione sud, ovvero idealmente rivolto alla chiesa di Bucciano; l'immagine di Santa Lucia è sul lato destro, verso la strada e in direzione ovest, cioè rivolta a Montebicchieri; San Giovanni Battista invece è sul lato sinistro, verso l'Egola, in direzione Est, rivolto idealmente verso la posizione dell'antica Pieve di San Saturnino, che si trovava a Molino d'Egola [vedi il post: FABBRICA E LA PIEVE DI SAN SATURNINO] Praticamente, l'edicola votiva funziona come un'ideale bussola delle chiese della bassa Valdegola.

L'edicola della Sacra Famiglia in via Maremmana
Foto di Francesco Fiumalbi

L'edicola della Sacra Famiglia in via Maremmana
Foto di Francesco Fiumalbi

Carta Tecnica Regionale, scala 1:10000
con evidenziata la posizione dell'edicola della Sacra Famiglia
[tratto da Geoscopio – Regione Toscana]

LE IMMAGINI SACRE
L'immagine principale raffigura una Sacra Famiglia ed è costituita da un bassorilievo in ceramica dipinta e smaltata. Da un punto di vista stilistico si rifà alle celebri “robbiane”, ovvero quei manufatti ceramici usciti dalla famosa manifattura fiorentina gestita dai Della Robbia (Luca, Andrea, Giovanni, etc) a partire dal '400. Il manufatto in questione è un prodotto artigianale, realizzato “a stampo” e decorato a mano.
Gesù Bambino è seduto sulle ginocchia della Madonna, che lo abbraccia teneramente. Di fianco San Giuseppe, con il bastone e la lunga barba. Le tre figure, lasciate di colore bianco, risaltano nel fondale azzurro. La scena è idealmente inserita all'interno di una cornice, costituita da una ricca ghirlanda colorata. Al suo interno si riconoscono vari frutti: la prugna, il limone, la pesca (o mela), la melagrana e l'uva. Senza entrare nei dettagli, sono tutte allegorie simboliche legate alla Passione e alla Resurrezione di Cristo, ma anche agli attributi della Madonna e della Chiesa. Stesso discorso per i bianchi fiori di narciso sparsi all'interno della ghirlanda. Tutta la composizione è poi sostenuta da due mensole, nella forma ideale di cornucopie, colme di frutta. E al centro delle due, ancora una coppia di mazzi floreali, costituiti da gigli o narcisi.
Le altre tre formelle, raffiguranti San Regolo, Santa Lucia e San Giovanni Battista, sono state realizzate da un decoratore che ha lasciato solo le proprie iniziali, “M. T.”, presenti in basso a destra di ogni elemento. Le tre figure, di semplice ed immediata composizione, seguono i tratti caratteristici dell'iconografia tradizionale.

Particolare dell'immagine della Sacra Famiglia
Foto di Francesco Fiumalbi

Particolare della formella di San Regolo
Foto di Francesco Fiumalbi

Particolare della formella di Santa Lucia
Foto di Francesco Fiumalbi

Particolare della formella di San Giovanni Battista
Foto di Francesco Fiumalbi

sabato 26 novembre 2016

[VIDEO] PRESENTAZIONE E DONAZIONE DELLO “SCARTAFACCIO” DI ANTONIO VENSI – SAN MINIATO 26 NOVEMBRE 2016

a cura di Francesco Fiumalbi

Nella mattina di sabato 26 novembre 2016, presso la Sala Consiliare del Comune di San Miniato, si è tenuta la cerimonia di donazione dello “Scartafaccio di me Antonio Vensi dall'anno 1842 fino all'anno 1893”.

Si tratta di una sorta di “diario” cittadino, sotto forma di quadernetto manoscritto, redatto dal sanminiatese Antonio Vensi, temporalmente compreso fra il 1842 e il 1893. Antonio Vensi è stato un studioso di storia sanminiatese vissuto nel XIX secolo: la sua intenzione era quella di realizzare una grande pubblicazione a carattere storico dedicata alla città di San Miniato, a cui dedicò molti anni della sua vita. Un'opera talmente grande e ricca di informazioni che l'autore non riuscì mai a veder pubblicata.

Questo suo Scartafaccio, rimasto fino ad oggi sconosciuto, rappresenta un documento storico interessantissimo. Fu acquistato da Maria Laura Cristiani Testi in una bancarella antiquaria di Firenze molti anni fa, assieme ad una veduta settecentesca del Seminario di San Miniato.

La studiosa e docente universitaria, conosciutissima in quanto autrice del volume San Miniato al Tedesco stampato nel 1967, aveva manifestato l'intenzione di donare il manoscritto all'arch. Anna Braschi. Quest'ultima, da sempre attenta alla storia sanminiatese e personalità vivace del panorama culturale cittadino, ha espresso il desiderio che il documento diventasse patrimonio della collettività. Pertanto, attraverso il passaggio dall'Associazione Moti Carbonari, il manoscritto è stato donato all'Archivio Storico del Comune di San Miniato.

Tutti i presenti hanno concordato nell'assegnare un grande valore storico al manoscritto, auspicandone lo studio e l'analisi. Il desiderio manifestato dagli intervenuti alla cerimonia è stato quello di realizzare una pubblicazione, un'edizione critica dello Scartafaccio, che intanto è diventato patrimonio della comunità sanminiatese.

Di seguito il video e alcune immagini della cerimonia.

Cerimonia di donazione dello Scartafaccio di Antonio Vensi
Video dei Francesco Fiumalbi

Da sinistra, Maria Laura Cristiani Testi, Marzia Fattori (Ass. Com. di S. Miniato),
Pietro Senesi  e Anna Braschi (Ass. Moti Carbonari)
Foto di Francesco Fiumalbi

Un momento della cerimonia
Foto di Francesco Fiumalbi

giovedì 24 novembre 2016

LA LAPIDE DEI CADUTI DELLA «FIDES» SULLA FACCIATA DELLA CHIESA DI SANTA CATERINA A SAN MINIATO - 1920

a cura di Francesco Fiumalbi

Col finire della Prima Guerra Mondiale furono davvero tantissime le epigrafi dedicate alla memoria dei Caduti sparse in tutto il territorio sanminiatese. La gran parte è sopravvissuta fino ai giorni nostri, mentre alcune sono scomparse. E di queste ne abbiamo notizia solamente grazie a documenti o articoli di giornale.

È il caso della lapide collocata sulla facciata della chiesa di Santa Caterina a San Miniato, dedicata ai caduti della Società Cattolica «Fides». Fu inaugurata il giorno 8 agosto 1920, alla presenza del Sindaco Egisto Elmi e delle principali personalità cittadine: i due Marescialli della Compagnia dei Carabinieri, l’Avv. Ruggini in rappresentanza della Sottoprefettura, il Pretore Martorano, il Presidente della Ven. Arciconfraternita di Misericordia Conte Ubaldini della Carda, il Canonico Francesco Maria Galli-Angelini e il Presidente della Sezione sanminiatese dell’Associazione Nazionale Combattenti e Mutilati Torquato Salvadori. A questi si aggiunsero il Consigliere Provinciale Avv. Carlo Alberto Conti, il Tenente Briccola con sua moglie, il Notaio Gino Mori Taddei, oltre ai rappresentanti del Circolo cattolico “Augusto Conti” e del Circolo cattolico “Silvio Pellico” Dott. Agnoloni. Temporalmente è una delle prime lapidi.
L'iniziativa partì dal Canonico Genesio Chelli, al tempo parroco della chiesa di Santa Caterina e che era stato Cappellano Militare durante la guerra.

La chiesa di Santa Caterina a San Miniato in Piazza XX Settembre
Foto di Francesco Fiumalbi

Al contrario delle altre iscrizioni presenti all’interno o all’esterno delle chiese sanminiatesi, questa fu rimossa in epoca imprecisata e per motivi al momento sconosciuti. Forse per il cattivo stato di manutenzione o per nuovi gusti estetici. Non lo sappiamo. Sta di fatto che questa iscrizione al momento non esiste più e non sembra essere rimasta nemmeno una memoria fotografica. Non è computata neppure nel Corpus delle iscrizioni sanminiatesi, pubblicato da Anna Matteoli in quattro “puntate” sul Bollettino dell'Accademia degli Euteleti (nn. 46/1976, 47/1977, 49/1982 e 50/1983). Anche il testo preciso dell'iscrizione non è conosciuto, ma sono noti solamente i nomi dei Caduti che, al momento della morte in guerra, avevano aderito al sodalizio della «Fides»:
Mancini Gabbriello e Mandorlini Enrico abitanti a San Miniato. Campani Michele, Mandorlini Giuseppe e Palagini Ugo che venivano da Sant'Angelo a Montorzo, Bianchi Gino da San Lorenzo a Nociccio, Gazzarrini Ernesto da Calenzano e Terreni Giovanni da Bucciano. Tutti ragazzi molto giovani, d'età compresa fra i 18 e i 28 anni.

Di questo è rimasta notizia grazie ad un paio d’articoli pubblicati sul settimanale sanminiatese di ispirazione cattolico-popolare «La Vedetta». Di seguito i testi.

Estratto da «La Vedetta», anno II, n. 30 del 1 agosto 1920, p. 2:

Commemorazione
Domenica prossima 8 agosto nella Chiesa di S. Caterina a cura della Società Cattolica «Fides» saranno celebrate solenni funzioni di suffragio per i caduti in guerra; alla sera, verrà inaugurata sulla facciata della Chiesa una Lapide-Ricordo, con l'intervento delle Autorità e delle Associazioni cittadine. Si raccomanda a tutti di non mancare a questa manifestazione di riconoscente pietà verso i nostri caduti in guerra.

Estratto da «La Vedetta», anno II, n. 32 del 15 agosto 1920, p. 2:

Solenne funzione a S. Caterina per i caduti in guerra
Domenica passata per cura della Società Cattolica «Fides» è stata scoperta in piazza XX Settembre una lapide che ne ricorda gli ascritti caduti in guerra.
Per la circostanza la Chiesa parrocchiale era splendidamente addobbata ed illuminata. Vi è stato un gran concorso di popolo per tutta la mattina sia alle S. Messe sia alla Comunione.
Alla sera dopo l'ufficio dei morti il parroco Can.co Chelli ha tenuto un bellissimo discorso ricordando i forti giovani della nostra guerra, i giovani della «Fides» caduti e tributando alla loro memoria un riverente elogio.
Erano presenti alla cerimonia: Il nostro Sindaco cav. Elmi; l'avv. Ruggini in rappresentanza del Sotto-Prefetto; il Cons. Provinc. Avv. Carlo Alberto Conti, il Pretore Avv. Martorano, il Tenente Generale Briccola con la sua Signora, la R. Misericordia con il suo Presidente Conte Ubaldini della Carda, ed il Can. Galli, il Notaro Gino Mori Taddei, i due Marescialli del Comando di Compagnia dei CC. RR. Con sei militi in alta uniforme, l'Associazione Nazionale Combattenti e Mutilati, col suo Presidente Salvadori e vari ascritti; il nostro Circolo A. Conti; il Circolo Cattolico Silvio Pellico con il dottore Agnoloni.
Dopo il discorso del parroco si è formato il corteo. Il Sindaco Cav. Egisto Elmi ha quindi ringraziato dell'invito e ha mandato un riverente saluto ai caduti.
La lapide ricordo è scoperta. Grande il concorso di popolo alla commovente cerimonia.
Crediamo doveroso dare i nomi degli ascritti alla Fides, Caduti in guerra:
         Mandorlini Enrico
         Mandorlini Giuseppe
         Mancini Gabbriello
         Campani Michele
         Bianchi Gino
         Terreni Giovanni
         Palagini Ugo
         Gazzarrini Ernesto

DBDSM - GAZZARRINI ERNESTO

DBDSM - DIZIONARIO BIOGRAFICO DIGITALE DI SAN MINIATO


GAZZARRINI ERNESTO
Ernesto Gazzarrini di Cesare (San Miniato, 18 marzo 1897 - Cividale del Friuli, 8 giugno 1917), abitante a Calenzano. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come Soldato inquadrato nel 76° Reggimento Fanteria. Morì per ferite riportate in combattimento.
Il suo nome è indicato nell'epigrafe commemorativa che fu collocata l'8 agosto 1920 sulla facciata chiesa di Santa Caterina a San Miniato, dedicata agli ascritti della Società Cattolica Fides morti la Grande Guerra.

FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 377.

DBDSM - PALAGINI UGO

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PALAGINI UGO
Ugo Palagini di Giuseppe (San Miniato, 12 marzo 1899 - Montello, 23 giugno 1918), abitante a Sant'Angelo a Montorzo. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come Caporale inquadrato nel 74° Reggimento Fanteria. Morì per ferite riportate in combattimento.

Il suo nome è inserito nell'elenco dei Caduti della lapide collocata sulla facciata della chiesa di Sant'Angelo a Montorzo, a memoria di quanti non fecero ritorno dal fronte della Prima Guerra Mondiale. In proposito si veda il post SANT'ANGELO A MONTORZO E L'EPIGRAFE DEI CADUTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE SULLA FACCIATA DELLA CHIESA >>>

Il suo nome è indicato anche nell'epigrafe commemorativa che fu collocata l'8 agosto 1920 sulla facciata chiesa di Santa Caterina a San Miniato, dedicata agli ascritti della Società Cattolica Fides morti nella Grande Guerra. Si veda il post: LA LAPIDE DEI CADUTI DELLA "FIDES" SULLA FACCIATA DELLA CHIESA DI SANTA CATERINA A SAN MINIATO - 1920 >>>

FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 610.

DBDSM - TERRENI GIOVANNI

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TERRENI GIOVANNI
Giovanni Terreni di Giuseppe (San Miniato, 26 novembre 1896 - Gallarate, 19 aprile 1916), abitante a Bucciano. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come Soldato inquadrato nel 7° Reggimento Fanteria. Morì  per malattia mentre si trovava a Gallarate.
Il suo nome è indicato nell'epigrafe commemorativa che fu collocata l'8 agosto 1920 sulla facciata chiesa di Santa Caterina a San Miniato, dedicata agli ascritti della Società Cattolica Fides morti la Grande Guerra.

FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 794.

DBDSM - BIANCHI GINO

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BIANCHI GINO
Gino Bianchi di Pietro (San Miniato, 24 novembre 1895 - San Miniato, 28 ottobre 1915), abitante a San Lorenzo a Nocicchio. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come Soldato inquadrato nel 25° Reggimento Fanteria. Morì  per malattia mentre si trovava a casa in congedo.
Il suo nome è indicato nell'epigrafe commemorativa che fu collocata l'8 agosto 1920 sulla facciata chiesa di Santa Caterina a San Miniato, dedicata agli ascritti della Società Cattolica Fides morti la Grande Guerra.

FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 107.

DBDSM - CAMPANI MICHELE

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CAMPANI MICHELE
Michele Campani di Andrea (San Miniato, 10 febbraio 1898 - Località imprecisata, 29 ottobre 1918), abitante al "Palazzo Torto" nel territorio parrocchiale di Sant'Angelo a Montorzo. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come Soldato inquadrato nel 93° Reggimento Fanteria. Morì  per malattia mentre si trovava in un campo di prigionia.
Michele Campani è inserito nell'elenco dei Caduti della lapide collocata sulla facciata della chiesa di Sant'Angelo a Montorzo, a memoria di quanti non fecero ritorno dal fronte della Prima Guerra Mondiale. In proposito si veda il post SANT'ANGELO A MONTORZO E L'EPIGRAFE DEI CADUTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE SULLA FACCIATA DELLA CHIESA >>>
Il suo nome è indicato anche nell'epigrafe commemorativa che fu collocata l'8 agosto 1920 sulla facciata chiesa di Santa Caterina a San Miniato, dedicata agli ascritti della Società Cattolica Fides morti nella Grande Guerra. Si veda il post: LA LAPIDE DEI CADUTI DELLA "FIDES" SULLA FACCIATA DELLA CHIESA DI SANTA CATERINA A SAN MINIATO - 1920 >>>

Campani Michele
foto gentilmente concessa
dalla pronipote Silvia Campani

FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 175.

DBDSM - MANCINI GABBRIELLO

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MANCINI GABBRIELLO
Gabbriello Mancini di Niccola (San Miniato, 9 novembre 1888 - Località imprecisata, 14 settembre 1916), abitante a San Miniato. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come Soldato inquadrato nel 205° Reggimento Fanteria. Morì all'ospedaletto da campo n. 125 per ferite riportate in combattimento.
Il suo nome è indicato nell'epigrafe commemorativa che fu collocata l'8 agosto 1920 sulla facciata chiesa di Santa Caterina a San Miniato, dedicata agli ascritti della Società Cattolica Fides morti la Grande Guerra.

FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 486.

DBDSM - MANDORLINI GIUSEPPE

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MANDORLINI GIUSEPPE
Giuseppe Mandorlini di Luigi (San Miniato, 22 aprile 1899 - Monte Asolone, 15 gennaio 1918), abitante a Sant'Angelo a Montorzo. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come Soldato inquadrato nel 149° Reggimento Fanteria. Morì per ferite riportate in combattimento.

Il suo nome è inserito nell'elenco dei Caduti della lapide collocata sulla facciata della chiesa di Sant'Angelo a Montorzo, a memoria di quanti non fecero ritorno dal fronte della Prima Guerra Mondiale. In proposito si veda il post SANT'ANGELO A MONTORZO E L'EPIGRAFE DEI CADUTI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE SULLA FACCIATA DELLA CHIESA >>>

Il suo nome è indicato anche nell'epigrafe commemorativa che fu collocata l'8 agosto 1920 sulla facciata chiesa di Santa Caterina a San Miniato, dedicata agli ascritti della Società Cattolica Fides morti nella Grande Guerra. Si veda il post: LA LAPIDE DEI CADUTI DELLA "FIDES" SULLA FACCIATA DELLA CHIESA DI SANTA CATERINA A SAN MINIATO - 1920 >>>

FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 488.

DBDSM - MANDORLINI ENRICO

DBDSM - DIZIONARIO BIOGRAFICO DIGITALE DI SAN MINIATO


MANDORLINI ENRICO
Enrico Mandorlini di Paolo (San Miniato, 9 agosto 1888 - Monte Sabotino, 20 luglio 1915), abitante a San Miniato. Partecipò alla Prima Guerra Mondiale come Caporale inquadrato nel 126° Reggimento Fanteria. Morì per ferite riportate in combattimento.
Il suo nome è indicato nell'epigrafe commemorativa che fu collocata l'8 agosto 1920 sulla facciata chiesa di Santa Caterina a San Miniato, dedicata agli ascritti della Società Cattolica Fides morti la Grande Guerra.

FONTI E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Albo d'Oro dei Caduti Militari della Guerra 1915-18, Vol. XXIII, Toscana I, Ministero della Guerra, 1926, p. 488.

domenica 20 novembre 2016

DBDSM - MANNELLI AUGUSTO

DBDSM - DIZIONARIO BIOGRAFICO DIGITALE DI SAN MINIATO


MANNELLI AUGUSTO
Augusto Mannelli [San Miniato, ? - Montenero, Livorno, ?] è stato un sacerdote vissuto fra la seconda metà dell'800 e i primi decenni del XX secolo. Fu rettore della chiesa di San Michele Arcangelo di Roffia, fraz. di San Miniato, fino al 1925. Da quel momento si trasferì presso il monastero vallombrosano di Montenero, a Livorno, lasciando la parrocchia a Don Lionello Benvenuti [San Miniato, 2 giugno 1890 - Santo Pietro Belvedere, 1 dicembre 1948].
Nel 1904 si occupò di inviare a Roma l'Album della Diocesi di S. Miniato per la mostra organizzata presso il Palazzo Apostolico Laterano in occasione del 50° anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione. Amante della poesia, più o meno nello stesso periodo pubblicò un testo in ottava rima dal titolo Il contadino e la sua raccolta: storia moderna in ottava-rima per la Tip. Bernardi di Firenze.
Impegnato nelle attività del Seminario Vescovile, pubblicò un libriccino di 16 pagine intitolato Il Vangelo della Domenica spiegato al giovane clero, pubblicato dalla Tipografia Taviani di San Miniato nell'anno 1907 e poi ristampato nuovamente nel 1916.
Fu lui, probabilmente, l'autore dell'articolo di denuncia a proposito di un'azione operata da una squadraccia fascista a Roffia la sera del 20 settembre 1922.
Nel 1927, ormai trasferitosi a Montenero, scrisse un "cantico" in occasione dell'inaugurazione del nuovo apparato decorativo realizzato alla chiesa di Roffia.

RIFERIMENTI
- Cinquantenario del dogma della Immacolata Concezione. Esposizione Internazionale, Tip. degli Artigianelli di San Giuseppe, Roma, 1904, p. 38.
- A. Mannelli, Il contadino e la sua raccolta: storia moderna in ottava-rima, Tip. Bernardi, Firenze, 1890-1910 (?).
- A. Mannelli, Il Vangelo della Domenica spiegato al giovane clero, Tip. Taviani, San Miniato, 1907 (rist. 1916).
«La Vedetta», anno IV, n. 32, del 24 settembre 1922, p. 3.
- IN PILLOLE [042] UN ATTO DI SQUADRISMO FASCISTA A ROFFIA NEL 1922

sabato 19 novembre 2016

IN PILLOLE [042] UN ATTO DI SQUADRISMO FASCISTA A ROFFIA NEL 1922

a cura di Francesco Fiumalbi
IL CONTESTO STORICO: I FASCI DI COMBATTIMENTO
Il periodo immediatamente successivo alla fine della Prima Guerra Mondiale fu caratterizzato da grandissime tensioni sociali: l'Italia era uscita stremata dalla guerra e il tessuto socio-economico, declinato completamente allo sforzo bellico, faticava a riconvertirsi. A ciò va aggiunta la moltitudine di reduci che, dalle trincee e dai vari campi di combattimento, aveva grandissime difficoltà a reinserirsi nel circuito produttivo post-bellico, già ai minimi termini.
Sono gli anni del cosiddetto “Biennio Rosso”, con aspre lotte operaie e contadine, specialmente nelle regioni centro-settentrionali. La radicalizzazione delle posizioni socialiste e comuniste, non fece altro che corroborare le controparti nazionaliste che tendevano a presentarsi come “difensori della Vittoria” e custodi dell'ordine costituito. Ed è in questo periodo che prese campo il fenomeno dello “squadrismo”, ben presto inquadrato da Benito Mussolini nei cosiddetti “Fasci di Combattimento” (23 marzo 1919), ove confluirono tutti quei gruppi nati autonomamente in tutto il territorio italiano. Le squadracce rivolsero la propria azione nella repressione degli avversari politici e prevalentemente contro il movimento operaio. Anche nel territorio sanminiatese si costituirono formazioni di questo tipo.

L'IRRUZIONE A ROFFIA NEL 1922
La sera del 20 settembre 1922, presso l'abitato di Roffia, si verificò un grave episodio dovuto ad un'azione squadrista. Cinque uomini, armati di bastoni e con il volto celato, irruppero nella frazione sanminiatese e indirizzarono il proprio intervento sul titolare dell'appalto, ovvero la bottega di generi alimentari che faceva anche da emporio. L'uomo fu fatto uscire dal negozio e, condotto in strada, fu aggredito dagli uomini che gli procurarono una grave ferita alla testa. Successivamente l'attenzione dei cinque squadristi si rivolse ai membri di una modesta famiglia che abitava nelle vicinanze.

Di questo episodio ne dette notizia «La Vedetta», il quindicinale sanminiatese di ispirazione cattolico-popolare, stampato dal 1919 al 1923. Dal testo traspare tutta la rabbia e il clima di paura del tempo. Nell'articolo del giornale, diffuso la domenica 24 settembre 1922, non vennero fatti nomi, neppure quelli delle persone aggredite. Tuttavia, dai dettagli forniti, all'epoca dovevano essere comunque riconoscibili le vittime dell'aggressione. Giuseppe Chelli, nipote di Don Lionello Benvenuti, ricorda che l'appalto era gestito negli anni '30 da Paolo Maltinti. Fu a lui, probabilmente che fu indirizzato l'atto di violenza. La colpa? Probabilmente l'aver manifestato contrarietà alle posizioni del fascismo, o anche solo essere vicino al movimento operaio e contadino.
L'autore dell'articolo, che non risulta firmato, è attento a non pronunciare il nome del fascismo, trattando l'episodio come un generico atto criminale con l'unico scopo, evidentemente, di evitare possibili azioni vendicative. Tuttavia occorre rilevare anche una punta di sarcasmo: gli autori dell'atto di violenza vengono più volte chiamati “eroi”, nel chiaro intento di indicare precisamente il contesto di provenienza degli aggressori.

L'autore dell'articolo, oltre a  condannare con fermezza l'episodio di violenza, lamentò un generale immobilismo delle istituzioni ed in particolare da parte dei corpi dediti alla pubblica sicurezza. D'altra parte si può immaginare che anche a San Miniato si respirasse un clima ormai orientato favorevolmente al fascismo. Non va dimenticato, infatti, che il mese successivo (27-28 ottobre 1922) si verificò la cosiddetta “Marcia su Roma” a cui presero parte anche diversi sanminiatesi, come abbiamo visto nel post IN PILLOLE [038] I SANMINIATESI CHE “MARCIARONO” SU ROMA. Va detto, infine, che il giornale «La Vedetta», che come in questo caso non aveva esitato a denunciare l'aggressività e i pericoli del fascismo, a partire dalla fine del 1923 cessò le pubblicazioni.

Chi fu l'autore dell'articolo? All'epoca, in un abitato come quello di Roffia, non dovevano essere molte le persone in grado di scrivere un articolo così preciso e circostanziato, attento alle parole utilizzate. Poteva trattarsi del parroco Don Augusto Mannelli (parroco a Roffia fino al 1925) o di Don Lionello Benvenuti (sacerdote coadiutore ed economo a Roffia dal 1921, poi rettore dal 1925 al 1944) che era stato Cappellano Militare durante la Prima Guerra Mondiale e che, dunque, conosceva bene i veri "eroi"? Oppure un'altra persona, comunque vicina alla Parrocchia di Roffia, dal momento che l'articolo fu pubblicato su un giornale di ispirazione cattolica? Non ci è dato sapere.

Di seguito il testo, estratto da «La Vedetta», anno IV, n. 32, del 24 settembre 1922, p. 3.

ROFFIA
21-9-1922
Ieri sera, circa le nove e mezzo, cinque individui bendati irruppero nell'appalto di questa frazione trascinando fuori a viva forza un giovinotto appartenente ad una famiglia per tradizioni e per unanime consenso di popolo rispettabilissima. Il giovinotto, che non smentisce le ottime tradizioni familiari, venne sulla via bastonato in malo modo e ridotto a letto per una ferita non lieve al cuoio cappelluto. Il medico chiamato d'urgenza fece il suo regolare referto.
Quindi gli eroi, imposto al proprietario di serrare l'unico pubblico esercizio di questa frazione, sfondaron la porta d'una povera casa abitata da altrettanto povera famiglia, salirono sull'unica camera e sul misero letto ove riposavano inflissero nerbate e legnate ad una povera madre ad un padre altrettanto infelicissimo che combatte da lungo tempo con la miseria e con le malattie che gli hanno ridotto una delle sue piccole figlie in uno stato da far pietà.
Ma non ebbero pietà della piccina gli eroi della serata.
Noi non domandiamo che si assuma ciascuno la responsabilità di queste gesta criminali: sappiamo che non ci può essere partito né individuo che possa in coscienza prendersi la paternità di certi atti barbarici. Anche i cinque eroi della serata del venti settembre si vergognavano di quello che compirono e vennero a Roffia bendati.
Domandiamo soltanto se in questa nostra disgraziatissima Italia esista ancora un'autorità che sappia tutelare la vita e la libertà dei singoli cittadini.
Ai bei tempi dell'ante guerra chi sa quante visite di carabinieri e di delegati e quanti sopralluoghi a quest'ora si sarebbero fatti.

Si ringrazia Giuseppe Chelli per le preziose informazioni fornite nella stesura di questo post.

Un dettaglio con due squadristi,
tratto dal manifesto realizzato in occasione dell'adunanza
degli squadristi che si tenne a Roma il 23 marzo 1939,
per celebrare il ventennale della costituzione
dei Fasci di Combattimento.


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