sabato 13 febbraio 2016

LA METALLOTECA DI MICHELE MERCATI NEL “POLIORAMA PITTORESCO”

a cura di Francesco Fiumalbi

Più o meno alla metà del XIX secolo si assiste ad una rinnovata attenzione per la Metalloteca Vaticana del sanminiatese Michele Mercati. L'opera, frutto dell'esperienza di raccolta e catalogazione di metalli e minerali presso la sede pontificia, fu oggetto anche di un volume a stampa, pubblicato postumo nel 1717.

Abbiamo già incontrato il saggio di Misael Pieragnoli dal titolo Della vita e delle opere di Michele Mercati Junore. Cenni biografici letti all'Accademia degli Euteleti di S. Miniato nell'adunanza del dì 14 luglio 1853 dal socio onorario Dottor. Misael Pieragnoli, stampato presso la Stamperia Ristori di San Miniato nel 1853. Questa riscoperta “sanminiatese” operata dal Pieragnoli va senza dubbio inquadrata nell'ambito del dibattito storiografico cittadino, avido di informazioni a riguardo degli illustri concittadini dei secoli che furono.

Completamente diverso, invece, il contesto e il respiro con cui si parla della Metalloteca nell'articolo proposto in questa pagina. La pubblicazione fa parte di un periodico, il Poliorama Pittoresco, che venne stampato fra il 1836 e il 1860 con cadenza settimanale, a Napoli, nell'allora Regno delle Due Sicilie.

Poliorama Pittoresco, Anno Nono, Napoli, 1845
Frontespizio

Come si legge nel sottotitolo presente nel frontespizio, si trattava di un'opera periodica diretta a spandere in tutte le classi della società utili conoscenze di ogni genere e a rendere gradevoli e proficue le letture in famiglia. Di fatto fu un'interessante raccolta di notizie, più o meno approfondite, su tematiche scientifiche, sui progressi della tecnica e della tecnologia, sull'arte, e senza tralasciare note e approfondimenti biografici dedicati ad personalità illustri. Per certi aspetti, il Poliorama Pittoresco anticiperà di oltre un secolo molti spunti editoriali che ritroveremo in Italia solo nel Secondo Dopoguerra.

Il concetto di “pittoresco” contenuto nel titolo, infine, è un qualcosa che rimanda all'immaginario onirico, al tema del viaggio, della scoperta, della meraviglia per la novità, per l'insolito, l'antico o l'esotico. E forse fu proprio questa una delle chiavi del successo del periodico che ebbe una straordinaria diffusione e una considerevole attenzione da parte del pubblico. Non dobbiamo poi dimenticare che la città partenopea, governata al tempo dai Borboni, da un punto di vista socio-culturale non aveva niente da invidiare rispetto agli altri centri italiani. Anzi.

Poliorama Pittoresco, Anno Nono, n. 20, Napoli, 21 dicembre 1844
Particolare di pagina 160 con il ritratto di Michele Mercati

Le notizie riportate dall'articolo del Poliorama Pittoresco sono tratta unicamente dalla “prefazione” di Giovanni Lancisi (archiatra pontificio e in qualche modo successore del Mercati), contenuta nella Metalloteca Vaticana.
Di seguito l'estratto da Poliorama Pittoresco, Anno Nono, Semestre Primo, Dal 10 agosto 1844 al 4 febbraio 1845, Tipografia e litografia del Poliorama Pittoresco, Napoli, 1845, n. 20 del 21 dicembre 1844, pp. 160-161.

METALLOTECA VATICANA.
La Metalloteca del Vaticano offre un interessante particolare per essere stata la prima collezione di mineralogia in Europa. Essa fu fondata nel 1588 dal pontefice Sisto V, che ne confidò la direzione al celebre Mercati di Samminiato, famoso scienziato di quel tempo, e già da 20 anni direttore dell'orto boranico del Vaticano.
Michele Mercati nacque nel 1541. Studiò a Pavia, e fece sì rapidi progressi, che meritò a 20 anni che il pontefice Pio V gli affidasse la cura dell'orto botanico suddetto. Il cardinal Baronio ne' suoi Annali parla di lui con grandi elogi. Egli morì sotto il pontificato di Clemente VIII nel 1593, in età di 52 anni.
Era già molto tempo che Mercati andava raccogliendo gli elementi d'una collezione mineralogica, allorché il decreto di Sisto V fondò la Metalloteca Vaticana, e determinò il sito che quella collezione doveva occupare.
Codesta metalloteca, come risulta dalla descrizione che ha lasciata Mercati, era composta di due parti: una di minerali, l'altra di sostanze metallifere. La prima serie occupava 13 armadi, corrispondenti alle seguenti 13 divisioni: – terre – sale e nitro – allumine – sali aeri – sughi grassi – sostanze marine – pietre simili alla terra – pietre provenienti da animali – animali fossili – petrificazioni – marmi – silice e fluore – gomme.
La secondo serie era di sei soli armadi: – oro ed argento – rame – piombo e stagno – ferro e acciaio – sostanze metallifere – sostanze metallifere trovate nelle fornaci.
Sisto V aveva risoluto di far costruire una splendida galleria per servire di metalloteca, ed il qui unito disegno desunto dal volume in foglio che sotto il titolo di Metalloteca Vaticana si pubblicò in Roma nel 1717 arricchito di superbe incisioni, quelle stesse che ne fece incidere Mercati, darà un'idea di ciò che doveva essere. Essa avrebbe potuto meglio disporsi pel comodo degli studi; ma non poteva essere né più sontuosa, né più degna di quel gran pontefice che si proponeva altresì di farne pubblicare una descrizione con incisioni in rame; ma disgraziatamente codesto progetto, non si sa perché, fu abbandonato, e non si può dubitare che la drezioen già presa in quel tempo dalla geologia, non abbia in breve cessato di esser veduta con piacere.
Tuttavia, dopo la morte di Sisto V, il pontefice Clemente VIII mantenne la metalloteca sotto la direzione di Mercati, e fu ripreso per ordine suo il progetto della pubblicazione. La morte di lui fe' nuovamente svanir tutto, e la metalloteca andò a poco a poco in dimenticanze.
I dotti soli conservato ne avevano la memoria, quando verso il 1710 il manoscritto di Mercati cogli annessi rami fu trovato a Firenze nella biblioteca della famiglia Dati. Clemente XI, allora papa, ordinò di comprare a qualunque prezzo quel prezioso monumento, e confidò al suo medico Lancisi la cura di ripigliare quella pubblicazione, interrotta da più di 120 anni.
La prima cura di Lancisi fu di tentar di trovare nel Vaticano gli avanzi della Metalloteca. Si può prendere un'idea dell'immensità del palazzo Vaticano da quello solo, che la galleria, soltanto per essere andata in dimenticanza, era talmente perduta, che nessuno sapeva più dove fosse.
Lancisi era imbarazzatissimo, allorché alcuni versi del pote Carga, contemporaneo di Mercati, lo misero sulla traccia di quello che cercava: «e Forestiere, dicevano i versi, va nella galleria dove geme Laoconte e mira ciò che Mercati vi ha collocato, e ponilo fra le meraviglie di Roma.» Codesti versi, e un passo del manoscritto di Mercati, mi fecero pensare, scrive Lancisi, che dirigendo le mie ricerche negli appartamenti dai quali si scopre il giardino Medici, troverei finalmente la metalloteca.
Le congetture di Lancisi furono giustificate dal loro risultato; gli armadi esistevano ancora, ma voti; la galleria era sfigurata da vari tramezzi, per formarne camere da letto per gente di palazzo; è probabile che, dopo la morte di Mercati, tutto andò disperso e perduto.
La Metalloteca comparve in Roma nel 1717 in un magnifico volume in foglio con tavole bellissime in rame.
S.C.

Poliorama Pittoresco, Anno Nono, n. 20, Napoli, 21 dicembre 1844
Particolare di pagina 161 con l'immagine della Metalloteca

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