mercoledì 30 settembre 2015

QUANDO I "MONUMENTS MEN" ARRIVARONO A SAN MINIATO NEL 1944 di Claudio Biscarini

Articolo originale pubblicato sul sito Della Storia d'Empoli, per gentile disponibilità.

di Claudio Biscarini

Quando nel febbraio 2014 uscì in Italia il film di George Clooney Monuments Men, la stragrande maggioranza degli Italiani, anche di coloro che si sono occupati della storia della seconda guerra mondiale a livello amatoriale, sapevano di cosa si trattasse. Io avevo avuto la fortuna di pochi di avere il bel libro del prof. Frederick Hartt, sottotenente della Monuments Fine Arts & Archives (M.F.A.A.) dell’Allied MIlitary Government, pubblicato in inglese nel 1946 [1], dove egli narrava la sua avventura come storico dell’arte in Toscana alla “caccia” di tesori d’arte da difendere e salvaguardare. Avevo anche il libro [2] di Rodolfo Siviero, lo 007 fiorentino che per anni cercò in tutto il mondo le opere d’arte sottratte dai tedeschi, e quindi credo di essere stato uno dei pochi a godermi veramente il film e il libro [3] da cui era tratto.

Pochi, però, ancora sanno che i Monuments Men arrivarono anche da noi. Ovunque andassero, essi stilavano dei semplici rapporti o schedature dei danni che trovavano in ogni località ad opere d’arte di ogni genere. E’ facile capire che, per quanto riguarda Empoli, furono il Duomo e la chiesa di Sant’Agostino i principali luoghi esaminati.

Ma anche la vicina S. Miniato ebbe le sue visite; l’11 agosto, l’ufficiale del Governo Militare Alleato scriveva: Palazzo Grifoni. Dipinti vari ed oggetti da Livorno, casse con manoscritti della Biblioteca Labronica fra i quali 40 volumi di manoscritti foscoliani. Quindi, non solo ladri di polli erano venuti dalla sfortunata città sul mare, come ancora oggi si ricorda, ma una importantissima collezione che rischiò di venire distrutta. Ma soprattutto una visita, il 24 agosto del 1944, lasciò una serie di documenti interessanti dove si parlò anche della strage del Duomo. Riporto per esteso questo rapporto, intervallandolo con commenti. Nelle prime righe si parla di San Miniato e Castelfiorentino:

Entrambe le città sono state colpite bene. San Miniato si trova ancora sotto occasionale fuoco di artiglieria. Una metà del Comune è oggi inabitabile; in pianura gli abitanti hanno dovuto guardare il grano raccolto marcire a terra, visto che l’area è sotto osservazione tedesca da un mese. Il sottoscritto (l’ufficiale dell’M.F.A.A. di cui non conosciamo il nome n.d.a.) ha chiamato il sindaco Emilio Baglioni, in assenza del Civil Affairs Officer capitano Rust che era in visita ad altri Comuni, e ha scoperto le cose seguenti: il 21 e 22 luglio 1944 i tedeschi hanno minato e fatto saltare molti edifici della città, tra i quali Palazzo Grifoni e la Rocca. Il 22 luglio i tedeschi ordinarono a tutte le persone in città di recarsi o dentro la chiesa di San Domenico o nella Cattedrale, informandoli che una battaglia con gli alleati sarebbe iniziata e che questi sarebbero stati per loro rifugi sicuri. Quella mattina una mina o una bomba esplose a destra della navata della Cattedrale nei pressi dell’altar maggiore tra queste persone e ne uccise 27 con oltre 100 feriti. Il sottoscritto ha interrogato una mezza dozzina di abitanti tra cui l’ingegner Gino Giunti. La vicenda è avvolta dal mistero ed è in corso un’inchiesta.

Come si vede, anche da queste parole, i fatti del Duomo furono da subito non chieri nemmeno a coloro che furono probabilmente testimoni, tanto che l’ufficiale americano la definì un mistero. Il rapporto continua:

Il sindaco è convinto che si sia trattato di un atto di rappresaglia, da parte dei tedeschi, che si erano arrabbiati per la resistenza dei partigiani nel Comune. Egli inoltre afferma che la città è sovrapopolata a causa dei rifugiati numerosi, non c’è acqua, la strada per il mulino è bloccata dalle macerie, il 40% del grano è perduto, 15.000 persone devono essere alimentate con il grano presente in loco dal Comune. I tedeschi si sono ritirati il 23 luglio 1944.

A questo primo rapporto generale, seguivano altri che ci riportano la situazione in diversi edifici della città. Partiamo dal Duomo:

San Miniato-Cattedrale. Il tetto è stato colpito in due punti da proiettili, presso il portale sul lato sinistro. La facciata e il campanile appaiono intatti, anche se la scala del campanile è sparita. Il tetto sopra la sacrestia è completamente giù. Ci sono fori di shrapnel sulle immagini e le pareti della Sala Capitolare. C’è un altro buco nel tetto della cappella a destra dell’altare maggiore. Le vetrate sono infrante in tutto l’edificio. La colonna vicino a dove si sostiene ci sia stata la mina o la bomba ha profonde cicatrici e scheggiature. C’è ancora sangue sul pavimento attorno alla sua base. L’archivio della Cattedrale è al sicuro alla base del campanile.

San Miniato-Palazzo Comunale. Gli archivi sono intatti.Lo storico Oratorio della Madonna di Loreto ha gli affreschi del 14° e 15° secolo tutti a posto. La Sala del Consiglio ha alcune crepe sui muri e niente altro. L’ufficio statistiche è stato colpito e il tetto è andato. La maggior parte dei suoi archivi sono al sicuro nella stanza accanto. I tedeschi hanno rubato un ritratto, che hanno supposto essere del Cigoli. Si trattava solo di una buona copia. Gli archivi del Comune sono al sicuro, ma necessitano di attenzione ulteriore.Fare pulizia, mettere in ordine.

San Miniato-La Rocca. La Rocca medievale aveva una grande torre usata come posto di osservazione dai tedeschi che l’hanno fatta esplodere il 22 luglio 1944. Ora è solo un cumulo di macerie.

San Miniato-Palazzo Grifoni. La metà destra di questo palazzo rinascimentale è a terra. L’altra metà si è conservata perfettamente. In questa metà ci sono le 32 scatole di libri, manoscritti ecc. e le immagini da Livorno che si sono conservate in perfette condizioni. I tedeschi hanno aperto una delle scatole sigillate ma a quanto pare non hanno preso niente. Conteneva libri. Il posto può essere minato o pieno di trappole esplosive. Il custode ha bloccato tutti gli accessi al deposito con porte e travi di recupero, e le camere sono sotto chiave. E’ qui torniamo a quanto accennato poco sopra rispetto ai documenti provenienti da Livorno. Certamente, quando vi furono tarsferiti, si pensò che San Miniato fosse al sicuro dalla guerra che, invece, stava colpendo Livorno. Purtroppo, come accadde alle opere d’arte fiorentine sparse nelle ville della campagna, spesso si ritrovarono invece in primissima linea.

San Miniato-Chiesa di San Domenico e convento. Un proiettile è passato attraverso il tetto vicino al frontale a sinistra. Molti pochi danni. Pitture- una che appare come di Lippo Lippi un altro frammento di affresco simile a un Beato Angelico sullo stile della Cappella di S. Nicola in Vaticano, l’altare può essere o di Mino da Fiesole o di un donatellesco come è la tomba di Chellino, altre buone immagini tutte salve. Gli archivi sono a posto. La Biblioteca del Comune non ha danni, una parte delle cose migliori è stata impacchettata es è salva. Gli archivi sono a posto,la parete di fondo della chiesa è pericolosa e il sottoscritto ha promesso all’ingegner Giunti che sarà restaurata. Ci sono al momento 300 rifugiati nel convento. La settimana scorsa erano 500.

San Miniato-San Francesco. Una chiesa del 13° secolo con convento che è stata colpita 11 volte da proiettili e due da bombe. C’è un foro nel tetto attraverso il frontale della chiesa e il tetto è perduto in altre parti. Il tetto sopra il coro è stato molto scosso dalle esplosioni. La biblioteca della chiesa è intatta. Al momento ci sono 400 sfollati nel convento. Due settimane fa erano in 2.000.

San Miniato-Palazzo Formichini. Stile rinascimentale toscano. La facciata è a posto, all’interno alcune rovine da cannonate o mine.

Le visite continuarono nel tempo. Il 4 gennaio 1945 l’A.M.G. scriveva: Sono state prese foto dei danni principali a San Miniato. La famiglia Lami ha fatto alcuni lavori di riparazione sul loro Palazzo grifoni. Il Soprintendente pro-tempore Sanpaolesi si sta dando da fare per avere un camion italiano per trasportare le opere da’rte qui depositate.

Il 5 marzo 1945 ci si occupò del Vescovo Giubbi:

San Miniato. L’archivio vescovile e l’archivio capitolare sono salvi come si ha detto il vescovo. Egli sta attualmente preparandosi a fare un sondaggio dei documenti parrocchiali della sua diocesi per la trasmissione alla Santa Sede.

Con questa annotazione si conclude, fino a questo momento, la ricerca su questi importanti documenti che ci riportano non solo ad un clima, ma anche a degli uomini che, pur indossando la divisa, erano essenzialmente studiosi ed amanti dell’arte. Al loro lavoro , e a quello dei Soprintendenti italiani e dei loro assistenti spesso eroico, noi dobbiamo molto [4].

La Rocca di San Miniato
Foto di Francesco Fiumalbi

Note e Riferimenti:
[1]  Cfr. Frederick Hartt, Florentine Art under Fire, Pricetown University, 1946. Il libro è stato tradotto in italiano di recente Cfr. Frederick Hartt, L’arte fiorentina sotto tiro, (a cura di Giandomenico Semeraro), Leonardo Edizioni, Firenze 2015.
[2] Cfr. Rodolfo Siviero, L’arte e il Nazismo, Cantini Editore, Firenze 1984. Sulla figura di Siviero Cfr. Roberta Bottari, Rodolfo Siviero, Castelvecchio editore.
[3] Cfr. Robert M. Edsel, Bret Witter, Monuments Men. Eroi alleati, ladri nazisti e la più grande caccia al tesoro della Storia, Sperling & Kupfer, 2013. Dello stesso autore Cfr. Robert M. Edsel, Monuments Men.Missione Italia.La sfida per salvare i tesori dell’arte trafugati dai nazisti, Sperling & Kupfer, 2014; Robert M. Edsel, Rescuindg Da Vinci:Hitler and the Nazi Stole Europe’s Great Art, America and Her Allies Recovered It, Laurel Publishing, Dallas 2006
[4] AMG Roberts Commission, National Archives & Records Administration, washington.

1 commento:

  1. Date le grandi e approfondite conoscenze di Claudio sulla materia e specificatamente pure sull'eccidio del duomo sarebbe interessante sapere come interpreta il passaggio di Hartt quando dice: " C'è un altro buco nel tetto della cappella a destra dell'altare maggiore". Grazie della risposta

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