mercoledì 18 marzo 2015

RAGIONAMENTO STORICO DI VANNUCCHI A GUCCI 5/5

SOMMARIO DEL LIBRO:


In questa pagina è proposta la trascrizione del Capitolo III [Storia e nobiltà della famiglia Gucci] della pubblicazione curata da Antonio Maria Vannucchi, dal titolo Ragionamento storico al nobil giovane Gio. Battista Gucci gentiluomo samminiatese sopra la nobiltà della sua patria e della sua famiglia, edito presso la stamperia fiorentina di Gaetano Albizzini, nel 1758.
AVVERTENZA: Il carattere azzurro nelle parentesi quadre segnala il numero della pagina.

§.III.
I.
Vengo alla vostra Famiglia, della quale non sarò troppo lungo favellatore; conciosiache dal suolo, in cui s'innaffiò, e crebbe, e fu nutrita, forsmasi acconciamente un buo giudicio della nobiltà di una pianta. Il più antico di vostra gente per retta linea trovasi un tal Cremonese. I domestici ricordi ne dicono, che intorno al 1200 essendo Capitano di cinquanta uomini, al soldo della Repubblica di Samminiato si fermasse, e dalla sua patria Cremona il Cremonese venisse nominato. Di vetusto carattere è un tal ricordo, ma io non ho altri monumenti autentici, onde corredarlo, e perciò amo meglio di [58] lasciare a chicchessia la libertà di tenerli credenza, che ad ornamento vostro adoperare incerti, ed oscuri fregi, laddove non mancano i certi, e luminosi. Figli di esso furono Negottante, e Perino, i quali vedonsi ricevuti, siccome Nobili, all'amministrazione della vostra Repubblica, la quale di Nobili era composta, e non già popolare, ma Aristocratica. Eccone i documenti. In più Contratti serbati nell'Archivio del vostro Comune s'incontra uno di loro Negottante, e viene ivi chiamato Cremonensis, come quando i Rappresentanti quel Pubblico, fino del 26 di Marzo 1262 dierongli facoltà di conchiudere alleanza con Pisa, Firenze, ec. per Contratto rogato Guidalotto Guidalotti d'Ildebrandino: e come quando in altro Contratto per rogito del medesimo, e sotto dì 11 Aprile 1267 questo Negottante Cremonensis è uno degli Elettori deputati a creare un sindaco per contrattare la compra di un Castello, ec. Ma che Negottante sia fratello di Perino, ed ambedue figli sieno del Cremonese ce lo dimostra un Istrumento del dì 26 Agosto 1286 Ind. Rom. 14 che si conserva presso il Nob. Uomo, e vostro Concittadino il Sig. Filippo Buonaparte, rogato da ser Ubaldo d'Ildino da Mugnana, nel qual Contratto Negottante dona, e vende a Chele suo nipote, e figlio di Perino suo fratello, una casa, ec. Ed in altro Strumento serbato nell'istesse mani del dì 3 Febbrajo, anno, e Indizione suddetta, [59] rogato ser Marcovaldo d'Ormanno da Cojano, il mentovato Chele di Perino di Cremonese, contratta con Buonanotte sua madre, e vedova di Perino suo padre, e di lei marito respettivamente, per una parte di casa, ec.

II.
Di questo Perino nacquero, oltre il sopraddetto Chele, due altri figli, Guccio, e Compagno, i quali, secondo la costumanza di quei tempi, diedero il nome loro a due differenti famiglie, e Guccio fu l'autore, e 'l capo della vostra. Il quale essere stato figlio di Perino è manifesto, e venendo nominato tale in un Contratto di vendita di certe terre del dì 8 Ottobre 1322 Indizione quinta, rogato ser Andrea di Fuccio da Samminiato, comunicatomi anch'esso dalla cortesia del lodato Sig. Gio. Filippo Buonaparte. Le molte cose, cui di Guccio, e di Compagno raccontano le private memorie di vostra casa, io le tacerò. Elleno possono essere sotto i vostri occhi ad ogni vostra richiesta, e voi sì fattamente a loro vi affiderete, che non offendiate per verun conto le sacrosante leggi della verità. La discendenza poi del sopraddetto Guccio per linea retta fino alla vostra Persona rimane ordinata, e in evidente guisa confermata nel breve Processo, cui ciascun Nobile ha dovuto fare secondo la maniera da questo sapientissimo governo stabilita, davanti alla deputazione di S. M. I.. Ad esso io vi rimetto, del quale per paterna provvidenza avete copia in forma [60] autentica in vostra Casa. Aggiungerò solamente alcune cose per maggiormente appare l'onesto desio, che avete di conoscere i vostri maggiori, le quali notizie nel mentovato Processetto espresse non furono e dichiarate.

III.
Estinto insieme colla libertà di vostra Patria il Magistrato dei dodici Governatori, e Difensori del Popolo Samminiatese, d'ordine della Repubblica Fiorentina formossi una borsa, dalla quale di due in due mesi traevasi il Gonfaloniere. Ed il nono Gonfaloniere di Samminiato fu appunto Giovanni di ser Piero ascendente vostro per retta linea, come si giustifica dal libro delle Tratte. In secondo luogo vi riduco alla memoria quel Lodovico Gucci, di cui molto favella il Buonincontri, uomo di toga, e di spada, il quale essendo Governatore di Pisa al tempo del Gambacorta, si congiunse con i Mangiadori, e fatto il sanguinoso sacrifizio del Prefetto Fiorentino, tentò di restituire alla primiera libertà la Patria. Egli non mancò poi di sostenere virilmente l'assedio, che i Fiorentini facevano di Pisa, e di combatterli unitamente con Francesco, e Bartolommeo Mangiadori (sono questi inoggi i Signori Pallavicini di Vicenza). Ma vendendosi vilmente dal Gambacorta la Pisana libertà, provvide ancora egli avvedutamente alla sicurezza di sua persona, ed ottenne di poter ritornare alla Patria si veramente, che in essa non pernottasse giammai, e la sua stanza fosse [61] bensì nel Territorio Samminiatese, ma tre miglia discosto dalla Città. Tanta paura di un povero vecchio!

IV.
E conciosiacosaché la vostra famiglia sia stata congiunta per affinità con altre nobilissime e famose, né alcuna distinta notizia per me si sia data delle Case illustri e ragguardevoli di cotesta Città, di una almeno di esse mi conviene l'accennarvi qualche memoria, e questa sarà la tanto celebre famiglia dei Borromei, della quale una donna fu maritata al vostro proavo Bartolommeo. Quel Filippo dunque di Lazzerino di Francesco Borromei sì crudelmente vituperato, e straziato dai Fiorentini, sposato avea Talda dei Conti di Tenda, la cui sorella Beatrice si sposò con Faccincane Generale dei Visconti, e dopo la morte di esso passò a seconde nozze, una dote recando seco da gran Principessa, con Filippo Maria Duca di Milano. Ai quattro figli di Lazzerino, chiamati Borromeo, Giovanni, Alessandro, ed Andrea, riuscì felicemente, insieme colla madre, e la sorella Margherita, e molti de' loro concittadini, di sottrarsi alle arrabbiate mani dei superbi vincitori. Eglino si ripararono a Milano tra quelle lor parentele, ed amistadi, e vivo colà trovarono, benché vecchissimo, il famoso Buonincontro Buonincontri (Personaggio distinto dallo Storico) primo Ministro di quei Duchi. Ivi raccolti i quattro fratelli grandissime ricchezze in breve tempo accumilarono. Gli Storici [62] di lor famiglia giungono a raccontare, che nelle divise fatte per Istrumento di Giorgio Ghibellini (comunque creder si debba sopra di ciò) toccasse a ciascheduto un millione. Certissimo egli è però, che la famiglia era eziandino per lo innanzi ricca di quarantamila fiorini, come l'attesta Piero Buoninsegni. E non è necessario il dire, come, ed a qual segno di valentuomini in armi, in lettere, in governo, in santità ella fosse producitrice. Che opulenta fosse, e gran comparsa facesse nel mondo, lo prova un articolo della Pace, seguita nel 1392 tra Francesco Carrarese, ed i Visconti, quale il Baldo leggesi al vol. 2. dopo il consigl. 147 in questi termini: che si restituisca l'occupato al Sig. Borromeo Borromei da Samminiato. La Margherita loro sorella detta di sopra si maritò a Giacomino Vitaliani di Padova, il cui figlio Vitaliano venne adottato da quel Giovanni Borromei, che uno è dei quattro fratelli, e da questi deriva la linea de' Borromei Milanese. Quella poi, che nel 1727 si estinse a Samminiato erasi diramata da Francesco padre del mentovato Lazzerino. Ella mostrato avendo, come in tempo delle turbolenze se n'era stata assente dalla Patria, per decreto della Repubblica Fiorentina, come scrive ancora l'Ammirato, fu a Samminiato restituita.

V.
Intanto la Casa vostra non s'inalzava sopra lo stato di mediocre fortuna, atteso la continua divisione de' beni, mentre quanti erano i maschi, tante famiglie si diramavano. Ma Pier [63] Maria morto senza aver lasciato figli di Lucrezia sua moglie, arricchì del suo patrimonio, e della metà di un altro il suo fratello, e vostro tritavo Francesco: poiché caddero nel vostro ramo, non solo i beni di esso, ma ancora una parte di quelli di Bernardo Gucci padre della Lucrezia, mentre l'altra parte andò in Casa dei Signori della Stufa dietro ad Agnoletta di lei sorella. Ed in conferma dell'agiato, ed ottimo stato del vostro tritavo, posso contarvi, che egli nel 1530 anno dell'assedio di Firenze, e perciò tanto calamitoso ai paesi a quella Città vicini, comprò quattro barili, e mezzo di vino per il prezzo di scudi trentadue Fiorentini, come leggesi nel Contratto di essa compra, rogato ser Bernardo Grifoni; né ciò allora avere effetto poteva, se non in persone, che avessero assai denari. Anche Benedetto suo figlio, ed atavo vostro, accrebbe notabilmente l'asse domestico, essendo stato coerede di Niccolajo Ruffoli dell'istessa consorteria dell'illustre famiglia Buonincontri. Poiché avendo sposata la Francesca figliuola del medesimo, questa conseguì la terza parte della pungue eredità paterna, dopo la morte della Caterina sua madre, e sorella di Monsignor d'Altopascio Ugolino Grifoni. Trovandosi adunque sì ben provveduto di facoltà Francesco suo figlio, vostro abavo, fece la perniciosa risoluzione di abbandonare il paterno nido, e trasportare la sua stanza in Firenze, dove già aveva comode abitazioni, e dove [64] sposò Caterina del Turco, quale recogli in dote 4500 scudi, somma a quei tempi molto considerabile. Quivi egli pertanto abitò, e visse con isplendore, e sembrava incamminarsi a maggiori fortune, sì per la qualità della persona, sì per le copiose ricchezze, ond'era fornito, quando, mentre sostenea l'impiego di Provveditore d'uno di quei Magistrati, sul primo albore delle più belle speranze, fomentare dalla benevolenza della Real Casa dei Medici, e sul fiore dell'età sua, il colpì la morte nel 1608.

VI.
Or siamo all'epoca fatale della decadenza di vostra Casa. Bartolommeo vostro proavo, nacque ricco in Firenze, e 'l manifesta l'Inventario fatto dai Tutori per i rogiti di ser Iacopo Ambrogi, e morì povero in Samminiato, ove sposò Leonora della nobilissima famiglia Borromea. Non dimandate, né vi curate di sapere, come, e dove in sì corto tempo si perdessero tante ricchezze. Le vere ricchezze sono un bel cuore e generoso, uno spirito colto ed ornato delle dotte arti e signorili, un animo pronto e fedele in obbedire alla ragione, alle divine Leggi, ed al Principe, un cumulo di opere commendevoli e degne della vostra nascita, e della buona educazione, procacciatavi attentamente. La fortuna, anzi la provvidenza vi diede solo mediocrità di averi; ma se averete virtù, sarete ricco abbastanza. Ella vi dié nobiltà per incitarvi appunto, e confortarvi a questo colla considerazione de' vostri maggiori, cui [65] vergognosa cosa, e troppo abominevole farìa fare arrossire con degenerarne. Ed essi, quantunque in sette, ed otto numerose famiglie alla volta divisi fossero, e perciò godessero talora di un assai mediocre ed augusto patrimonio, seppero nondimeno vivere e giusti, e saggi, e cari, ed onorati, colle azioni proprie distinguendosi, non coi beni della fortuna. Testimonio ne rendono i pubblici affari alla prudenza loro, alla discretezza, alla lealtà sovente affidati. Ed anche i Signori Senesi si servirono dell'opra, ed attenzione di vostra gente per la direzione, ed avanzamento dello Spedale, che in Samminiato fondarono, degl'Innocenti. Testimone è pure quel Marchionne Ruffelli, che avendo nel 1519 istituita un'opera a decoro, ed utilità della Patria da procedere sotto il reggimento di sei de' Signori, egli tra i primi elesse, nominò, e deputò per amministrare l'eredità sua, tre di Casa Gucci, e tutto ciò lor vita durante, e non essendo a veruno di loro congiunto di parentela. Adunque ciocché possiate, e dobbiate imitare, lo avete in casa medesima, lo avete quindi d'intorno a voi nella Patria, tanto una volta segnalata, e pregiata. Onde io mi persuado, che quanto da questi oggetti ricevete d'ardore, tanto s'abbia a diffondere a gloria vostra, ed in altrui vantaggio, e quanto dagli avoli, e dalla Città, donde traete origine, ricevete di lustro e di ornamento, tanto a loro ne renderete [66] con opere di virtù piene, di merito, di sapienza, di gentilezza, e di valore.

Quanto io brevemente favellato vi ho della Patria vostra, e di vostra Casa, il tutto cavato ho da pubblici documenti; per il che vi conforto, ed efficacemente vi esorto a farne una raccolta per poter convincere qualche incredulo, ed anche bisognando darli tutti alla luce con altre maggiori notizie di quelle sopra narrate; conciosiaché molte ne averò tralasciate, che alla memoria non mi saranno state presenti; e forse leggendosi queste poche, si troverà chi ne suggerirà molte altre: avvertendovi che molti dei documenti accennati già pubblicati furono dal sempre lodatissimo Sig. Giovanni Lami.

IL FINE

Antonio Maria Vannucchi, Ragionamento storico al nobil giovane Gio. Battista Gucci gentiluomo samminiatese sopra la nobiltà della sua patria e della sua famiglia, Stamperia Gaetano Albizzini, Firenze 1758, frontespizio.

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