domenica 25 gennaio 2015

BEPPINA CIPOLLI DA PALAIA - Racconto di Giancarlo Pertici

di Giancarlo Pertici


Da quando Giuseppina Cipolli ben oltre i 50, dopo che si è sposata con Beppe, si è trasferita nella zona dell'Ospedale, in quella San Miniato metà anni 50, ha incontrato nella "Signora", al secolo Corinna Vannini, il suo angelo custode, che l'aiuta da subito, prendendosene cura, anche se cerca di non darlo a vedere.

In quelle due stanze in Pancole, in quel palazzo fronte strada, di lato al ricovero Del Campana Guazzesi, oggi tutto Casa di Riposo, che allora contava alcuni inquilini come Pantani scalpellino, aiutata dalle dame di carità ed anche dall'E.C.A. del Comune, molto attivo in quegli anni, Beppina mette su casa. Un fornello a luce, perché ha paura del Gas. Due lettini da una piazza, uno per se e uno per Beppe. Ma non quello matrimoniale. Beppe che pretenderebbe di “consumare”
ma che, a quanto dice Beppina, mai perfettamente ci riesce, per la sua (di Beppina) ostinata ostruzione. Qualcosa, per la verità, confessa alla "Signora", ma in... tutto segreto, anche se poi la "Signora", di questo segreto, ma solo qualcosa, sussurra a Eda e a Irma. Almeno questa è l'impressione che sembra emergere dai loro commenti, dai loro sorrisi, talvolta anche dalle loro risatine, nonostante una Beppina ritrosa e piuttosto ermetica sull'argomento. Ma proprio per questa confidenza con la "Signora", Beppina può contare anche sul suo aiuto, nonostante risulti spesso difficile aiutarla. "Se a mezzogiorno vieni, c'è per te sempre almeno un piatto di pasta". Ed è così che Corinna alle 12 in punto mette, come al solito, la pentola sul gas e allo spiccare del bollore butta la pasta anche per Beppina. È il tempo in cui oramai, io sui 9 anni, abito al mezzanino, cucina per conto nostro, anche se spesso mi trovo a mangiare dalla "Signora" insieme a Nonno Nuti.

Quando Beppina arriva, sempre in ritardo, la pasta spesso è scotta e ghiaccia, ma lei se la mangia così comunque.
Raramente si alza prima del “tocco”, talvolta anche dopo. In cambio, pretende di rigovernare. E la Signora, che gli sgancia sempre qualche spicciolo, gli lascia i ciottoli nell'acquaio, piatti e bicchieri compresi, e Beppina dopo aver mangiato un boccone si appresta alle Grandi Manovre, quelle che mette in atto per poter rigovernare.
Seggiola accostata all'acquaio, per arrampicarsi col suo metro e virgola di altezza, su quella seggiola per arrivare a bordo acquaio. Mani le sue minime, come tutta la sua statura, che le permettono a fatica di tenere un piatto in mano. Figuriamoci un tegame o una pentola. Operazione sempre lunga che abbisogna di un punto di appoggio per pentole, tegami, piatti e scodelle: il piano stesso di scolo. Tempi lunghissimi. Tra lavaggio e risciacqui sempre dopo le quattro, la fine delle operazioni all'acquaio. Ma a volte arriva talmente tardi che la Signora, presa dallo gnocco, randella la pasta nel bussolo del sudicio, che Beppina, quando arriva, pretende di andare a ripescare.

Allora si invertono le operazioni. Si celebra prima la partita a Scopa, rito irrinunciabile al quale spesso mi presto anche io. Poi la Signora gli cuoce, mossa dalla compassione, un piatto di pasta al burro e solo dopo arriva il momento di rigovernare. Non so se è solo per questa ragione che il Nuti l'ha sempre avuta proprio sulle scatole, non l'ha mai potuta sopportare. Ogni volta che se la trova davanti l'infilerebbe. A tavola spesso io mi ritrovo seduto, forse non a caso, proprio nel mezzo tra Beppina e Nonno Nuti. Gli dà noia ogni cosa di lei, i suoi orari, quando arriva tutta assonnata a tavola, quando accende le sue immancabili “Nazionali”. Una tira l'altra, verrebbe da dire, perché con la cicca che si sta spengendo accende l'altra. Meno male che tante ore le dorme e almeno durante il sonno non fuma e non consuma sigarette, in compenso consuma tanta luce. Tra i fornelli a luce e una lampada fissa in camera sempre accesa tutta la notte, perché lei ha paura del buio, i contatori della Valdarno emettono verdetti che ha sempre più difficoltà a soddisfare, nonostante alcuni accorgimenti, ma minimi, come una lampadina di minor potenza in camera, al posto della sua solita 100 candele. Risultati sensibili ma non risolutivi. Interviene sempre l'E.C.A. e anche la "Signora", che non si limita ad accoglierla in casa e a un piatto di pasta, ma mossa a compassione cerca di aiutarla concretamente facendosene carico fino a fargli avere la pensione, che quando arriva in Pancole non ha. Campa di quelle poche lire della pensione di Beppe e della carità della gente e degli aiuti dell'E.C.A.. L'assume come domestica. Ben ricordo la visita del maresciallo dei Carabinieri, visita di cortesia ma anche a verificare la veridicità dell'assunzione di Beppina in qualità di domestica. Beppina quasi sempre presente in quei giorni.

Leggendarie le sue partite a carte. Si gioca a Scopa, raramente a Briscola. Puntata dalle 5 alle 10 lire a partita. Beppina in ginocchio sulla seggiola. I fiammiferi consumati per segnare i punti, difficili i conti con la lingua e le dita dei punti in tavola a levare, ancor più lungo il conteggio finale, esilarante il suo metodo per scozzare le carte prima di darle. Le carte che hanno difficoltà a stargli in mano. Talvolta le appoggia sul tavolo, mentre fa una tirata alla sigaretta, poi le ricontrolla. Immancabilmente chiede "Quanto vale il gobbo?" non se lo ricorda mai. Se gli capita in mano il Settebello gli fiammeggiano gli occhi dalla felicità che diventa euforia allo stato puro se riesce a farlo suo. Riconta più e più volte le carte e i mattoni a fine partita. Non è mai convinta se perde. Allora riconta i fiammiferi messi di fronte ad ogni giocatore a testimoniare il punteggio, e vuole essere lei ad aggiungere quelli un più ad ogni scozzo. I Fiammiferi non mancano mai, lei che usa gli zolfoni per fumare, perché fuma. E fuma di brutto solo Nazionali semplici: sono quelle che costano meno. Dito medio e indice della mano destra colore nicotina. E' anche uno dei motivi per cui sta sulle scatole al Nuti, lui che mai ha fumato, sopratutto quando la vede accendersi la prima sigaretta e poi le successive con la cicca. Non è mai senza, nemmeno quando rigoverna, nonostante riesca a mala pena a vedere quello che fa, cicca fissa in bocca e inevitabile fumo negli occhi.
Poi c'è il momento del dovere per lei, quando ci si avvicina ai Santi. Chiama il Taxi e si fa portare a Palaia al camposanto, dove sono sepolti i suoi genitori. Non manca mai anche per le altre feste comandate di pensare ai suoi vecchi: la mamma e il babbo.

"Signori si nasce, ed io, modestamente, lo nacqui"... diceva Totò, come probabilmente pensa anche Beppina quando il giorno della pensione, quella minima, si sente "Signora" con la S maiuscola e come tale, quel giorno lo vuole vivere. Chiama il Vannini delle Colline col suo taxi, uscendo dall'ufficio postale, e si fa accompagnare direttamente a La Scala, "Trattoria da Omero". Taxi fuori in attesa, come una vera signora, e pranzo completo senza farsi mancar nulla, principiando dall'antipasto a finire col dolce, un quarto di vino di quello bono, caffè e amaro. Almeno una volta al mese ma con l'aria di chi se lo può permettere ogni santo giorno. Anche se quando arrivava al 15 del mese rimane senza una lira, immancabilmente. Ma lei non se ne preoccupa, sembra quasi che abbia fatto il pieno “Da Omero” ogni 1° del mese. Poi ci sono le pie donne, l'ECA e sopratutto la "Signora" a farla arrivare a fine mese.

San Miniato, via P. Maioli - Sciòa
Foto di Francesco Fiumalbi

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