lunedì 27 ottobre 2014

S. MINIATO NELLA CRONICA DI MATTEO VILLANI 02/09




02 [anno 1355] LIBRO IV. CAPITOLO LXIV.
Come i Samminiatesi si dierono all'imperadore.

«
I Samminiatesi, che soleano essere più all'ubbidienza del comune di Firenze che i Volterrani, avendo vedute le sopraddette città di parte guelfa già sottomesse all'imperio, e che il comune di Firenze trattava per sé d'accordarsi con lui, essendo tra loro divisi per setta per la maggioranza delle due famiglie Malpigli e Mangiadori, temendo l'una parte che l'altra non pigliasse vantaggio, s'accostarono insieme dopo l'aspetto di più giorni; e celandosi da' Fiorentini perché non movessono alcuna delle dette case, e veduto loro tempo convenevole, di concordia feciono loro ambasciadori con pieno mandato e sindacato del comune a darsi liberamente all'imperadore ; e mandatili a Pisa, a dì 8 di marzo in parlamento si sottomisono liberamente alla signoria dell’imperadore; e fatto il saramento, e volendo fare l'omaggio e baciare i piedi all'imperadore, li levò di terra, e ricevetteli ad osculum pacis; cosa che non avea fatta a' sindachi di niuna altra città: la cagione si stimò che fosse per l'affezione che l'imperio per antico avea a quello castello, ove solea essere la residenza degl'imperadori e de' loro vicari, perché è uno mezzo tra le grandi e buone città di Toscana. Questo fu prima fatto che il comune di Firenze ne sentisse alcuna cosa; e quando il seppono, più gravò nell'animo de' cittadini di Firenze che la sommissione di Siena e di Volterra, per la vicinanza che 'l detto castello ha con la nostra città e con l'altre di Toscana; ma gran cagione ne fu la poca provvedenza già detta de' rettori del nostro comune.»

Croniche di Giovanni, Matteo e Filippo Villani secondo le migliori stampe e corredate di note filologiche e storiche, Vol. II, Trieste, 1858, p. 147.

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