giovedì 12 giugno 2014

IL PALIO DI SAN ROCCO - Racconto di Alberto Vincenti


di Alberto Vincenti

Come molte altre città della Toscana hanno il loro Palio, le loro festività e i propri costumi che ogni anno vengono solennemente celebrati e ricordati, così anche a Samminiato ogni anno viene celebrato, da tempo immemorabile, il Palio di San Rocco. Quella che un tempo doveva essere una disfida tra i terzieri con tanto di cavalieri, scudieri e armigeri di ogni tipo, questa si è modificata nel tempo assumendo toni meno guerreschi e la tenzone si è trasformata in sfottò, burle e prese di giro.
Dalle memorie che ho raccolto, il Palio si svolgeva da sempre in Piazza Bonaparte e i partecipanti si cimentavano in svariate prove di abilità.
La prima consisteva nello staccare con i denti, e con le mani legate dietro la schiena, delle monete poste in una enorme padella opportunamente riempita di pece; vinceva la prova chi estraeva il maggior numero di monete.
La seconda prova era quella dell’albero della cuccagna. I concorrenti dovevano arrampicarsi su una pertica alla cima della quale erano posti dei pali a ombrello con appesi dei salumi; il problema era che la pertica era cosparsa di grasso e arrampicarsi era un’impresa quasi impossibile, ma coloro che vi riuscivano si portavano a casa i salumi che riuscivano ad agguantare.
La terza prova consisteva nello spaccare più cocomeri possibile con il… sedere e questo rendeva più fresca la serata perché iniziava la rincorsa ai pezzi di cocomero ancora mangiabili, mentre il resto era oggetto di battaglie a forza di lanci di bucce di cocomero.
La quarta prova vedeva scendere in campo i forzuti dei terzieri e delle contrade: il tiro della fune. Sette o otto aitanti giovani per parte, per lo più arrivati dalle campagne circostanti, tiravano una fune cercando di sradicare gli avversari e trascinarli nel loro settore; in ultima fila vi erano sempre dei soggetti dall’aspetto pesante, bianco e rosso e di buon appetito che dovevano rappresentare il pilone della squadra.
La quinta ed ultima prova era rappresentata dalla corsa nei sacchi, ma meglio conosciuta come “Corsa dei Pecori”. Va detto che fin dalla notte dei tempi l’appellativo di “pecoro”, nel gergo popolare, viene dato ai mariti che hanno per certi versi sviluppato sulla propria testa dei palchi più o meno ramificati per l’esuberanza e l’allegria delle proprie mogli.
La gara consisteva nel percorrere a balzi, con le gambe infilate in una balla, la strada che andava da Piazza Bonaparte a Piazza S. Caterina e ritorno; il primo che arrivava era nominato scherzosamente “Pecoro dell’Anno”.
A questo proposito va rammentato che negli anni che precedettero l’ultima guerra, a Samminiato c’era un signore di nome Felice che realmente aveva un palco in testa. Allora l’organizzatore dei giochi del Palio era un certo Bianchi il cui figlio, tanto per risvegliare la memoria dei meno giovani, fu impiegato comunale. Il Bianchi organizzatore, a cui non mancava il sarcasmo e l’acume, ebbe la brillante idea di far stampare dei manifesti e farli affiggere per le strade di Samminiato in cui alla fine era scritto:
“…IL PALIO TERMINERA’ CON LA FATIDICA CORSA DEI PECORI E CHI VINCERA’ SARA’ FELICE !!”



San Miniato, L'Albero della Cuccagna
Palio di San Rocco 2012
Foto di Francesco Fiumalbi


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