venerdì 13 dicembre 2013

LA NOTTE DI SAN LORENZO - POESIA DI ALESSIO GUARDINI

Finalmente anche su Smartarc, "La Notte di San Lorenzo", opera di Alessio Guardini, vincitrice del Primo Premio, Sezione Poesia, della seconda edizione del San Miniato Writing Contest:

LA NOTTE DI SAN LORENZO
di Alessio Guardini

Mardocchio e mardocchiati, San Giobbe aveva i bachi,
medicina medicina, un po’ di cacca di gallina,
un po’ di cane un po’ di gatto, domattina è tutto fatto,
singhiozzo singhiozzo, albero mozzo, vite tagliata, vattene a casa,
pioggia pioggia corri corri, fammi andare via i porri!”.

Cadenti stelle osservo sulla Rocca
assorto, e mi rammento i desideri
appesi ad una vecchia filastrocca.

All’improvviso torno co’ pensieri
al millenovecentottantadue,
stanno girando un film di fatti veri…

Com’un attore fra le scene sue
vagando, incontro un vecchio che mi chiede:
Per quale brama ardisti fin quaggiue?”

Rispondo: “E che ne so!” Così mi vede
sgomento, che rimugino e domando
in questa storia com’ho messo piede.

Costui, di sotto a’ baffi biascicando,
co’ la pezzola, l’ampia fronte asciuga,
nel gesto, par che voglia dare l’ando

a’ dubbi che trasudo ‘n ogni ruga.
Il nome poi mi svela, il personaggio,
Egli è Galvano, contadino ‘n fuga.

Ha seminato tutto il suo coraggio,
nel loco ch’è chiamato San Martino…
per affrontare il periglioso viaggio

dal buio scantinato cittadino,
con genti a passo spinto di paura
ché, dicon, l’alleato è qui vicino.

Nella campagna morsa dall’arsura,
a’ profughi vorrei accodarmi, adesso,
nel lento andar lontano dalle mura,

ma resto, ancora attonito e perplesso
per quel vagare stracco e disperato,
che par, del tempo mio, quasi lo stesso.

Persuasi che il terreno sia minato
da chi amministra ‘l popolo e la Lira,
al largo d’un governo sfiduciato

da sempre, con sospetto, ci s’aggira,
mentre da fuori, il prossimo padrone
bombarda senza prendere la mira;

e in tutta quest’assurda confusione,
sul muro della storia del potere,
un’altra lapide, al dolor, si pone.

M’attardo a rivoltar vane chimere,
intanto che il drappello è già lontano,
braccato da chi porta vesti nere.

Laggiù si ferma, il gruppo di Galvano,
nel campo e, come quando c’è la conta,
in fretta si rimpiatta giù nel grano.

Matura, tra le messi, rabbia pronta
da mietere coi colpi d’archibugi
sparati dalla gente che s’affronta

a muso duro, fuori dai rifugi;
lontani amici a’ giorni meno tristi:
Nicola, Dilvo, Giglioli, Marmugi…

Chi sono i partigiani? E chi i fascisti?
Questi son solo compaesani illusi
che fingon di non essersi mai visti,

ma quando riapriranno gli occhi chiusi,
dell’astio che nel cuore s’appassisce,
l’aspro sapor li lascerà delusi.

O sparagli un lo vedi ‘ome patisce?”
L’ultimo colpo udito dalla bocca
e il sogno d’esser io, nel film, finisce.

Si spengono le luci sulla Rocca,
cadon le stelle, cadono le torri,
dimentico la vecchia filastrocca

sì come pioggia fa svanire i porri.



La morte del fascista Giglioli, interpretato da David Riondino.
 Immagine "cult" del film "La Notte di San Lorenzo", 
regia di Paolo e Vittorio Taviani, 1982.

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