mercoledì 27 novembre 2013

IN PILLOLE [019] - L'UOMO ULTRACENTENARIO A SAN MINIATO NEL '300

di Francesco Fiumalbi
Il Diario di Giovanni di Lemmo da Comugnori è senza dubbio una piccola miniera di informazioni e di curiosità relativamente ai primi anni del '300 a San Miniato. Infatti, il notaio e cronista sanminiatese, originario di Comugnori (località al confine con il Comune di Montopoli), riporta una serie di notizie che non è possibile trovare nei documenti pubblici o notarili.
La presenza di un uomo ultracentenario nel territorio sanminiatese nei primi anni del '300, di cui Giovanni di Lemmo registra la sopraggiunta morte, è senza dubbio un fatto curioso e degno di nota. Oggigiorno sono pochissime le persone che riescono a spegnere le 100 candeline, nonostante il benessere economico, l'alimentazione sicuramente più ricca e completa, la medicina straordinariamente evoluta. Pensiamo a cosa poteva voler significare campare per un secolo o più, in un'epoca in cui era facile morire anche per una banale influenza. I contemporanei dovevano considerare una persona così longeva come una sorta di Matusalemme vivente.

Ritratto di Matusalemme, particolare
Incisione, Amidei, Roma, 1751

L'uomo si chiamava Forciore, era figlio del fu Diotifeci ed era originario di Montalto, località nei pressi di Comugnori, al confine con Montopoli. In realtà non sappiamo esattamente quanti anni avesse. Era sicuramente anziano, e lui stesso affermava di avere più di cento anni. Morì il 18 ottobre del 1307, un mercoledì.
Se effettivamente era ultracentenario, significa che nacque nei primissimi anni del '200. E quindi durante la sua vita poté essere testimone oculare di tantissimi eventi, legati alle alterne vicende del nostro territorio. Quando era ancora bambino, nel 1208, l'Imperatore Ottone IV ripristinò l'amministrazione imperiale nel castello di San Miniato che fu rafforzato negli anni di Federico II.  E' infatti intorno al 1220 che venne costruita la Rocca, l'alta torre che da otto secoli domina sul centro della Toscana. Forciore avrebbe saputo dirci come era l'organizzazione all'interno del castello e se Pier delle Vigne si suicidò veramente durante la prigionia sanminiatese. Di sicuro assistette, quarantenne, alla distruzione del Borgo di San Genesio nel 1248 e vide la costruzione della Pieve di S. Maria Assunta e Genesio Martire, ovvero l'attuale Cattedrale. Avrebbe saputo dirci, con certezza, se il campanile era preesistente alla chiesa oppure no, se la facciata era intonacata oppure concepita in laterizio facciavista come la conosciamo oggi. Ormai anziano, avrebbe potuto raccontarci come furono cacciati i Vicari Imperiali nel 1288 e di come San Miniato aderì alla Lega Guelfa. Questo e molto altro avrebbe saputo dirci il vecchio Forciore.
Di seguito sono proposte le parole utilizzate da Giovanni di Lemmo da Comugnori per registrarne la morte:

«Forciore quondam Diotifeci de Montalto, qui habeat annos centos et ultra, ut dicebat, obbivit sub anno Domini MCCCVIII, indictione sexta, die mercurii XVIII octobris»*.

Giovanni di Lemmo da Comugnori, Diario (1299-1319), edizione a cura di Vieri Mazzoni, Leo S. Olschki Editore, Firenze, 2008, p. 16, c. 13v.

*La data è da leggere secondo lo “stile pisano”. Quindi il 18 ottobre 1308, secondo lo stile fiorentino ed anche secondo l'uso moderno, deve essere considerato il 18 ottobre 1307. Per approfondire la questione si veda Wikipedia alla voce “Calendario Pisano”.

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