venerdì 25 gennaio 2013

L'ARTICOLO DELL'INVIATO A SAN MINIATO DE "LA NAZIONE" SULL'ESITO DELLA SFIDA DI CAMPANILE SERA




(Estratto da “La Nazione” del 27 novembre 1959, pag. 6)

Sulla piazza di San Miniato

Esperti k.o.

La gente si è consolata con l’esibizione sportiva gridando insulti all’arbitro - Tagliani e la ragazza brutta

(dal nostro inviato)

San Miniato, 26 novembre.
Il severo «cappotto» non ha tolto a S. Miniato la fisionomia che si è costruita durante la giornata: una fisionomia da fiera: non fiera di paese, ma di città,  perché questa è una città, antica, gloriosa città. La folla uscita dall’arena sciama ora per le vecchie stradine tracciate dalle antichissime mura: mura severe, loro soltanto: mura che videro passare Barbarossa e Napoleone. E chissà cosa pensano stasera.
I commenti, certo, non sono benevoli. Ma son fatti con quell’aria che distingue i toscani: in fondo si tratta di criticare, di distornare, di mettere in ridicolo qualcuno.
Ed è un bel regalo per un toscano, avere a disposizione tutta quella legione di esperti. Eppoi, d’altronde, lo spettacolo c’è stato. Ci sono stati perfino quei rigori, mal sognati durante una partita vera di calcio, e la piazzetta del chiostro di San Domenico in mezzo alla quale era tracciata l’area di porta ha fatto alla svelta a trasformarsi in uno stadio. La folla, in fondo, era la stessa che applaude alle vittorie (tutte vittorie fino a oggi) della squadra di calcio locale. Anche nei rigori Mondovì ha vinto ma l’occasione era troppo bella: poter gridare in coro: «fuori! fuori!» all’attaccante piemontese e qualche parolaccia all’arbitro. Tutta roba gratis: roba di prima qualità.
E poi c’è stato un pomeriggio così pieno di novità, di attesa: tutto quel lavoro di organizzazione che non è servito a nulla, ma che ha occupato tanti cervelli e ha suscitato piccole risse amichevoli, e i particolari della messa in scena. A parte la gran porta rizzata in mezzo al chiostro (una porta enorme, vista così isolata, circoscritta in primo piano e tutti si sono chiesti come fa il portiere a parare durante le partite e i portieri sono stati rivalutati un pochino); a parte il manifesto del sindaco, bianco, attaccato sulla pietra bruna che comincia: «Cittadini!», ed esorta: «Accediamo al giuoco che ci attende con entusiasmo, con agguerrita preparazione ma soprattutto col desiderio di ben figurare per la nostra maturità di cittadini».
A parte tutto questo, le ore sono passate alla svelta, le ventuno si sono fatte vicine. Tutti i negozi avevano ricevuto l’ordine di restare aperti; e in una stalla erano in attesa numerosi animali: una capra, uccelli, cani e gatti di tutti i colori e di tutte le razze, nel caso se ne fosse dovuto portare qualcuno sul palco come ad una gimkana automobilistica. E sulla piazza, una macchina nera e lunga (chissà come farà a muoversi per queste stradine) era tutta tappezzata di cartelli con sopra scritto «staffetta». Avevano previsto tutto gli organizzatori, anche l’eventualità di dover fare una corsa in macchina alla ricerca della soluzione di un quiz. Beato ottimismo.

(Archivio Gallerini San Miniato - Scatola n°26 - foto n°31)

E non erano mancate nemmeno le grane per il presentatore Tagliani e per il regista. Tagliani aveva «provato» verso le 17 e si era accorto che sul palco erano stati mandati tutti «cervelli» di seconda categoria; quelli buoni, i migliori, erano stati dislocati nella quattro «centrali del fosforo» (la biblioteca comunale, il seminario vescovile, le case di un avvocato e di un commendatore) collegate telefonicamente col chiostro.
Così sarebbe successo che sul palco si sarebbero trovate tutte persone in attesa di una telefonata. I «cervelli» sono stati invitati nella «fossa dei leoni» (la piazzetta ha un aspetto che ricorda un poco appunto una fossa, di belve; ma è una fossa gentile, cintata dagli archi snelli del chiostro) e con loro sono arrivati mucchi di libri e rotoli a non finire di carte geografiche.
Poi seconda grana sempre per Tagliani. Il presentatore aveva avuto un’idea di sapore sportivo: far baciare da una bella ragazza di San Miniato il «cannoniere» dei Mondovì e qualcuno ha indicato una signorina presente e Tagliani ha detto: «Beh, cerchiamo ancora». La signorina ha replicato: «Villano». E Tagliani: «Nessuno me lo aveva ancora detto». Poi è stata nominata una commissione per la ricerca delle ragazze più belle; ma a San Miniato le ragazze belle sono tutte fidanzate e i fidanzati, dimostrando uno scarso senso di campanile, hanno messo il broncio e le fidanzate (magari a malincuore) hanno detto di no.
Alla fine si è trovata una bella ragazza mora disposta a baciare il calciatore avversario. Si chiama Maria Luisa Giraudo; ma non è di qui: è calabrese.

(Archivio Gallerini San Miniato - Scatola n°26 - foto n°20)

Poi, finiti i preparativi, la gara. L’entusiasmo è andato calando via via che i campioni locali venivano regolarmente sconfitti. I calci di rigore hanno riacceso un po’ di grida e di applausi. E il centravanti di Mondovì che aveva sbagliato il primo rigore, ha poi cominciato a farsi il segno della croce prima di tirare e alla fine, ha dimostrato di essere molto contento.
Tutto finito. K.O. La folla esce e dice cose che non ripeteremo perché quei poveri esperti li abbiamo visti noi, da vicino, perdere completamente la testa, smarrirsi fra le pagine di libroni assolutamente inutili, mentre le telefonate della «centrale del fosforo» si susseguivano sbagliate e assolutamente inutili anche quelle, mentre la platea li stava a guardare: una platea piena, a strati, a piramidi: piccole cascate di gambe, di volti, di braccia, teorie di teste disposte come sul pianale di un camion di cocomeri.
Tutto finito. Per le strade, per i caffè, si ricomincia a fare il chiasso: e tutti affermano che San Miniato aveva partecipato per punto di impegno, ma che, in fondo, è davvero una cosa seria? Una città come questa. E Barbarossa e Napoleone e Ottone IV? Tutta gente che passò di qui e disse: acciderba che città!
Eppoi, si va a letto. In fondo non è successo nulla. Domani è un altro giorno.

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